venerdì 9 settembre 2011

The silent world

Le emozioni fresche sono quelle che vengono stese meglio scrivendo un post, ed è per questo motivo che scrivo appunto della mia avventura piu recente, lasciando indietro il post sugli avvenimenti dopo l everest base camp trek(l ultimo post), e promettendomi di scriverlo piu avanti con piu calma, anche se, vista la presenza di un corso di meditazione, sarà un po piu personale e profondo del solito, e mi lascerò la scelta di postarlo o no.

Verso metà agosto un amico francese, Thomas, lasciò quel paradiso della nuova zelanda per trascorrere un paio di mesi in malesia prima di tornare in madre patria.
Con lui avevo trascorso gli ultimi tre mesi della mia avventura neozelandese, quasi 24 ore al giorno insieme, scherzi, cazzate, divertimento e miserie, e avevo proprio voglia di rivederlo.
Ero tornato dal nepal da 3 settimane ed ero un po ossessionato dalla grigia e cementosa calda e umida capitale e mi mancava davvero il mare, non per come lo vede la maggior parte della gente, ma per quello che c è sotto la superficie.
Il mio rapporto col mare è davvero una contraddizzione, ho sempre odiato la spiaggia e soprattutto la sabbia, quando entra tra le dita e gratta, quando il sale ti appiccica i vestiti fondendosi col sudore e l umidità, il caldo… aaaah…
La soluzione è entrare in acqua e restarci il piu a lungo possibile, immergendo le orecchie in modo da isolarsi dal mondo esterno, e davvero ne avevo una gran voglia.
Mi incontrai appunto con Thomas e decidemmo di scappare su una di quelle piccole isolette tranquille dove l unico mezzo di trasporto sono le tue gambe e l unica cosa da fare sono le immersioni, o nuotare in generale.
Carmen era indaffarata con il suo lavoro e purtroppo non poteva aggiungersi a questa vacanza per morti di fame. Tra i nostri obbiettivi era stare sotto i 10 euro al giorno (immersioni escluse) e non sprecare il tempo in camera col computer o al bar a bere come gli inglesi, non vedevo l ora di tornarmene in mezzo alla natura e isolarmi.
La scelta fu nelle isole “perhentian” ma decidiamo di stare solo nella piu piccola, e si dimostrò azzeccatissima.
Era tutto rusticissimo, i “turisti” vanno su quella grande, con molti piu servizi e molti meno topi e scarafaggi, ma anche piu cara. Qui ti mettevano lo zaino a spalle e ti facevano scendere dalla barca diretto nell acqua cristallina quasi in spiaggia, se qualcuno avesse avuto il trolley avrebbe dovuto metterselo sulla testa per non bagnarlo, se ne aveva due… questo posto già mi piaceva.



Troviamo quasi subito un bungalow a 30 metri dal mare a 9 euro a notte con bagno privato(piu cesso che bagno).






Scaricati gli zaini corriamo subito verso la jungla dove c è un sentiero che porta a un villaggio di pescatori e dal quale, un bel saliscendi ti regala un panorama di quanto bella e limpida è l acqua e quanto è densa la foresta tropicale, sempre pronta a riprendere terreno se lasciata a se stessa







già mi sentivo meglio. Ero reduce da 9 ore di bus notturno e una di barca, ma il silenzio della natura mi ridava energia e mi sembrava di poter respirare meglio.
E poi nella jungla almeno si è all ombra da quel sole potente, il caldo e l umidità ti obbligano a camminare lentamente e goderti meglio lo spettacolo intorno.
Dopo una mezz ora di cammino la stanchezza cominciava a farsi sentire, e pure il silenzio non era piu silenzio, ma un concerto di rumori e versi dei vari animali che giravano attorno. Si sentivano prima di tutti quelli pesanti che pestando sulle foglie secche quasi spaventavano, che scappavano dietro un albero o a coprirsi nei cespugli al nostro arrivo facendoci fantasticare su che tipo di mostro tropicale fossero, quelli che volavano sopra le nostre teste, pipistrelli compresi, lucertole giganti come sempre si vedono, strani scoiattoli che si ammazzano di botte sulle palme alte piu di 10 metri




e formiche di vari tipi, colori e dimensioni che ci “attraversavano” la strada, verdi, nere e rosse che siano.

Per non rovinarci tutte le sorprese il primo giorno decidiamo di tornare indietro e di riempirci finalmente lo stomaco.
Feci un giro panoramico dei centri di immersioni per trovare quello giusto, vista la bellezza del “mondo sommerso” da ste parti, c era una bella concorrenza e decisi di pagare un pacchetto di 6 immersioni (13 euro cadauna compreso equipaggiamento) in un centro piccolissimo, dove la gente ti tratta piu come un amico che come un cliente, dove non avevano un orario fisso per le immersioni,e si andava in 3 o 4 persone. Potevo presentarmi, chiedere dove andavano e unirmi.
Praticanmente andavo all ora che volevo, il giorno che volevo, chiedevo delucidazione sui siti e quando non mi immergevo me ne stavo sull amaca a guardarmi il tramonto cazzeggiando con i divemaster a far quattro chiacchiere.



Non vedevo l ora, sapevo che c erano due relitti, una dei quali era japponese di 100m di lunghezza. La prima immersione era al “templio”, una specie di roccia a forma di torre la cui sommità usciva dall acqua un paio di metri, sembrava davvero una colonna messa li apposta, profonda fino a 26 metri e piena di vita marina, pesci scorpione, squali bamboo, tartarughe, razze e tanti, tanti coralli e pesci… questo lo so perché al secondo tentativo di immersione riuscii a visitarla… al primo tentativo il mare era mosso, la corrente superficiale fortissima… il nostro divemaster ci fece saltare insieme e ci fece immergere calandoci lungo la corda che dalla boa portava al fondo e vi assicuro che era dura, sembravamo bandiera che sventolavano attacate ad un palo in un giorno di bufera e i due diver meno esperienziati sembravano a disagio. Una volta arrivati sul fondo la visibilità era brutta e il divemaster ci fece segno di aborto, tornammo in superficie e fui ancora felice della scelta del centro. I centri piu grandi non abortivano mai, erano come una fabbrica, scendevano con 10-12 persone e nuotavano per 45 minuti nel fango senza vedere niente, per poi tornare 3 ore piu tardi con altrettante persone.
Gli utlimi due giorni di agosto coincidevano due feste importanti per la malesia, l Hari raja (ultimo giorno di ramhadan) e la festa nazionale di liberazione (dai parassiti britannici) e l isola era vuota… i dive shop e ristoranti posseduti da malay erano chiusi, per due giorni l isola era un vagabondaggio di occidentali in cerca di cibo e divertimento, la corrente elettrica limitata alle ore serali e l acqua corrente forse un paio d ore al giorno. Certo soffrivamo anche noi, stavamo digiunando involutamente, ma la soddisfazione di vedere gli inglesi, sempre bruciati rossi come aragoste, inkazzati in crisi d astinenza da birra, burger e fish&chips mi ripagava il dolore e la fame.
L isola sembrava ancora piu silenziosa e selvaggia, avevo ancora piu voglia di starmene in mezzo alla natura e decisi prima del tramonto di andarmene a cercare un posto dove potessi starmene per i cavoli miei seduto a guardarmi il sole calare dietro l orizzonte dove guardava a ovest.
L unico posto dove poter camminare era appunto il sentiero di mattonelle sopracitato, dove finiva non lo sapevo ancora, ma non avevo sicuramente scelta, il sottobosco era troppo fitto ovunque per poter pensare di attraversarlo.
Avevo una di quelle musiche lente e camminavo lentamente, senza nessuna meta o appuntamento, i soliti rumori tra i cespugli, le cantilene dei geki, i gridi dei pipistrelli, e dopo 40 minuti di cammino vedo una specie di struttura strana.
Sembrava proprio una specie di resort abbandonato, semidistrutto col tetto in legno pieno di buchi, le scale quasi tutte spezzate, fatto tipo palafitta ma elevato almeno di 3 metri per avere la vista mare dal terrazzo dove prendeva posto un tavolo in legno mangiato dalle termiti.
Nel bel mezzo della mia pace e semimeditazione, i cui passi coperti dalla musica, mi salta fuori un biondo alle spalle e mi fa fare un salto da metro…
Non mi ero accorto di lui e mi ci vollero 3 minuti per tornare con i piedi per terra e rendermi conto che non era un mostro della jungla ma un essere umano, un tedesco per l esattezza.
Era praticamente un “abusivo” ma a chi importa?? La struttura era abbandonata… mi fermai a fare quattro chiacchiere e mi raccontò la sua storia. Aveva 25 anni e girava il mondo da 3. Era partito con 1000 euri e quando era nella merda cercava lavoro, e in un modo o nell altro riusciva sempre a raccimolare qualcosa per andare avanti. Viveva nella sua tenda piena di toppe piantata sul legno marcio del pavimento nell unico punto coperto dal tetto. Gli ultimi soldi li aveva usati per comprare il biglietto della barchetta per l isola. Stava li da tre settimane e aveva trovato un lavoro dapprima come cameriere in un kiosco locale, poi la popolazione dell isola, vedendolo spesso in giro, sempre sorridente, raccogliere rifiuti dalla spiaggia senza che nessuno glie l avesse chiesto gli dava vari lavoretti e qualche soldo. Il cibo e la doccia li aveva gratis al ristorante dove lavorava, lasciava tutti i suoi averi in tenda e quando era libero si faceva gran camminate in giro per l isoletta, essendo gentile e sorridente con tutti.
Non dico che vivrei come lui o che sia un esempio, ma da una parte lo ammiro davvero. Aveva un certo magnetismo quando parlava, era davvero una persona superpositiva, anche quando mi raccontava delle miserie vissute sembrava che i mali del mondo avessero su di lui l effetto che ha l acqua sulle piume d oca. E non era uno di quegli hippy che odiano la società e vanno in giro a bruciar auto e distruggere i mcdonald, sembrava davvero in pace con se stesso e con tutti. Il vero concetto di un cuore e una capanna era li davanti a me, e di certo, un posto piu pacifico di quello, con vista mare e lontano da tutto era quasi da fiaba.
Mi mostrò anche i suoi piedi, uno dei quali con piccole ferite fatte da formiche giganti assassine che se ne escono dalle tane dopo il tramonto e che i loro morsi, oltre a non mollare mai, trapassano la pelle e fanno sanguinare, quello diceva, era il suo grosso problema, a volte dormiva in spiaggia per paura che tornando avrebbe ripestato su di esse.
Mi consigliò di camminare un centinaio di metri piu avanti dove c era qualche mezzo bungalow semidistrutto sull acqua se fossi stato in cerca di un posticino per me e cosi feci.
Sembrava il posto perfetto per una lunga seduta.



durante gli 11 giorni sull isola ci andai spesso, sia al “mio” bungalow che a trovare l amico tedesco e farmi 4 risate sui suoi racconti di viaggio.
E una di quelle tante volte successe. Mancavano forse 500m alla spiaggia e stavo camminando lentamente, con la mia mente persa nella musica e nella calma e i miei occhi che scrutavano il buio che andava a crearsi tra gli alberi e i cespugli… un dolore fitto sotto i piedi… mi venne un flash istantaneo dei racconti delle formiche!!!
Lanciai all istante quello che avevo nelle mani e cominciai a saltare come un canguro cercando di schiacciarle col mio peso e farle smettere di mordere, non potevo vederle ma faceva un male cane e, girandomi, vidi la colonna di esse che attraversava il sentiero. Continuavo a saltare, , sembrava che a ogni salto stringessero di piu e l unico modo di vederle era sedermi ma ero in panico totale e non potevo controllare dove sedermi senza che ce ne fossero altre. Provai a saltellare su una gamba sola tenendo l'altro piede con le mani e vedere un po se riesco a togliermele di dosso. Era una sola sotto il destro ma era grossa, meno di quello che pensavo ma aveva la forza di un orso, la presi dal retro del corpo penzolante e schiacciato dal mio peso, ma si staccò, lasciandone la testa ancora attaccata e mordere… sembrava un film dell orrore. Anche sotto l'altro piede era una sola e dovetti fare le mie per toglierla prendendola dalla testa. La pelle sotto i piedi è abbastanza dura ma i loro arpioni erano penetrati come nel burro e faceva ancora un male cane. Dovevo raccogliere tutto quello che avevo lanciato all ingaggio del nemico, con un controllo meticoloso di non aver imbarcato uno di quei mostri.
Cominciavo ad avere le paranoie, per il tragitto restante sembravo uno che deve dei soldi ad uno strozzino e che sta attento ad ogni passo, ogni angolo, ogni rumore e movimento attorno, potevano essere ovunque ora, tutto d un tratto la natura non mi piaceva piu e il mio andarmene in giro scalzo sapeva tanto da coglione.
E quella fu l ultima volta che andai nella foresta dopo il tramonto.
Lamico thomas si fece delle grasse risate, oltre a chiedermi per quale motivo mi fossi portato 2 paia di ciabatte.

Avevamo due giorni liberi da immersioni, e vista la mia nuova fobia della jungla decidemmo di passarli in acqua, invece che sotto però, a nuotare in superficie e farcela passare.
Nei giorni precedenti avevamo passato qualche serata con uno dei divemaster del divecenter, un ragazzo francese appassionato di immersioni e pesca in apnea.
Ci declassò dicendoci che snorkeling è per “fighette” e dopo un po diventa noioso e ci diede qualche dritta su come migliorare i tempi di apnea in poco tempo per godersela. Ci prestò pure le sue mega pinne in carbonio, lunghissime per scendere piu profondo in poco tempo e per risparmiare ossigeno nuotando sottacqua.
Ci prestò pure le cinture con zavorra e ci intrattenne parlandoci di sensazioni e stati d animo che solo in apnea secondo lui si possono sentire.
Le sue teorie e le sue storie erano davvero coinvolgenti ed interessanti e il giorno seguente partimmo zaino a spalle per l altra parte dell isola, quella disabitata e libera da folle di snorkeler che venivano in barca dall isola piu grande.
Quasi due ore di trekking su un sentiero scavato dall acqua piovana, scalando per poi riscendere la collina a nord dell isola, caldo, caldo e caldo, sudore e sole nucleare sulla testa, per arrivare a una scalinata lunghissima e abbandonata (che porta alla torre telecomunicazioni) ed avere la visione preventivata dall amico apneista






quel giorno la visibilità era pazzesca, l acqua aveva un colore perfetto, non c era spiaggia ma solo scogli pieni di granchi e coperti da coralli e soprattutto, nessuna presenza umana, tutto per noi, almeno cosi credevamo.
Sembrava un vecchio porticello ma l attracco per le barche era crollato in acqua, sembrava nuovo ma era in disuso ed era l unica opera umana in vista.
Trovammo un posto per “lanciarci” fantastico, un canyon col fondo sabbioso e l acqua verde smeraldo che sembrava stesse aspettandoci







questo posto era fantastico sia da fuori che da sotto acqua. Era pieno di vita, pesci, molluschi coralli, stingrays ecc
dopo un oretta di snorkeling decidiamo di cominciare a immergerci e fare qualche foto subacquea. I tempi erano corti ma comincevamo a divertirci davvero molto piu che la semplice nuotata in superficie. Cominciavamo a vedere le cose piu da vicino e abituarci al pensiero che con pinne del genere puoi salire metri in pochi secondi, abituavamo il panico a restare nascosto e a concentrarsi sul muoversi il meno possibile, al non affannare la pinnata e a godersi il silenzio invece di guardare il tempo o cercare la superficie.
Diventò ben presto una droga. Nei due giorni di pausa ramadhan eravamo sempre in acqua. Decisi nei giorni seguenti di fare solo un immersione con bombola al giorno per lasciare abbastanza tempo per quelle in apnea. Dopo 4 giorni i tempi passarono da meno di 20 secondi a un minuto per me e 1 e mezzo per Thomas, con profondità quasi a 14 metri.
Ci alzavamo presto per essere i primi indisturbati in acqua, senza i rumori dei motori delle barche e a volte facevamo la “sessione tramonto” per vedere come il mondo subacquo cambia dopo l imbrunire.

Il quinto giorno sull isola andai finalmente a visitare il relitto japponese (con bombola) che era a 20 minuti di barca da dove stavo. Un tour di 70 minuti all esterno e allinterno di questa nave che giace su un lato a 18 metri, su fondo sabbioso.
Bellissima ed eccitante, qualche squalo, pesci scorpione, due great barracuda (all interno) e come tutti i relitti l adrenalina del “volo libero” nel fluttuare all interno, passando a pelo dalle grandi porte rese pericolose dal metallo corroso e affilato, a volte ricoperto dai coralli, e la stiva piena zeppa di pesci che si aggirano nella semi-oscurità.
Il nostro divemaster, ci portò a visitare la “tasca d aria” all interno, cosa strana e emozionante, a piu di 10 m di profondità, nella stiva, salire fino a dove l aria era rimasta intrappolata durante l affondamento, togliersi maschera e respiratore e poter respirare e parlare come fossimo in superficie, nel buio, e con il metallo corroso a una spanna dalla testa ma il corpo immerso e due barracuda che ci giravano tra le gambe.

Durante un altra immersione in un altro sito (Teluk Karma) visitammo delle piccole caverne, a volte davvero strette dove era impossibile nuotare, e ci si muoveva spingendosi lentamente con le mani per non sbattere troppo sulle pareti.
Squali ne ho visti parecchi, bamboo e black tip, ma sempre di dimensioni ridotte, per fortuna, meno di 2 metri sicuramente.

Mi divertii molto, le immersioni furono davvero belle e pure avventurose, tutte e 6 sopra i 60 minuti, molto piu della media, e dopo di esse mi fermavo sempre al negozio a chattare con i compagni e le guide, le loro amache ne erano anche un buon motivo.
Ma spesso, dopo il debriefing e la compilazione del logbook i discorsi tornavano a ridimensionarsi all apnea.
L atmosfera dell amaca, del mare, il tramonto, l assenza di TV o internet e il fatto di non aver nient altro da fare che parlare ed ascoltare, aiutava un po tutti ad aprirsi di piu e a parlare di topic un po piu profondi.
L ascoltare il francese riguardo alle sue storie di amore con il mare faceva venir voglia di andarci, ma una voglia pazzesca.
Quando si allenava riusciva a andarsene in giro per 2 minuti e mezzo e arrivare a 25 metri di profondità, e quando ci si concentra, ci raccontava, il silenzio totale degli abissi, le gambe che “pinnano” al rallentatore, come tutti i movimenti lo sono, è una fase di estasi diceva, è come la meditazione, ma in un altro mondo, in un'altra dimensione.
Esattamente come si immagina possa essere nello spazio, semibuio, silenzio totale e il tuo corpo che fluttua nel vuoto, che può permettersi ogni movimento a 360 gradi nelle 3 dimensioni con uno sforzo minimo, quasi nullo.
E quando si “vola” sfiorando il fondo in quel limbo l unica cosa che si sente è che non si vuole tornare in superficie e svegliarsi da questo sogno, ma poi il cervello si riaccende e da il segnale, “ciccio, sali o finisce male”.
Come la sveglia al mattino diceva, quando la senti la odi, ma sai che devi alzarti e andare in ufficio…
Beh, gli dicevo io, non è male il tuo ufficio qui!!


vista dal suo ufficio

Dopo un momento di silenzio, passato a cullarsi nell amaca, ci disse :”andiamo a vederci il tramonto dalla piattaforma??”

perché no??

A poche centinaia di metri dalla spiaggia c era una piattaforma semidistrutta (come un po tutto in malesia) galleggiante.
Ci infiliamo pinne, maschera e via.
Era ancora presto e nell attesa andammo a fare un paio di foto e a rompere le palle a un po di pesci pagliaccio, il che era oramai uno sport negli ultimi giorni






per poi verso le 19 salire su questa piattaforma e rilassarci. Il nostro amico tira fuori una di quelle buste impermeabili dal costume, con qualche banconota, una sigaretta e un accendino. Hai capito te!! Bella idea… e la vista cominciava a farsi interessante




Dopo un po ci passa la sigaretta con un bel sorriso e gli occhi già rossi…
ok ok… siamo in malesia, e qui c è la pena di morte (applicata anche ai turisti) per queste cose, ma siamo su una piattaforma in mezzo al mar di cina, vicini ad un isola dove la polizia non esiste e l unica regola applicabile di vita è il “take it easy”

IO: E mo, che si fa?? Tra un po fa buio…
LUI: appunto, andiamo a fare freedive insieme!!!
Cazzo!! Questa è una di quelle cose vietatissime che le mamme diventerebbero verdi e muscolose come hulk e metterebbero in castigo per mesi .. se potessero.. e come tutte le cose che mamma ti vieta da bambino, sai bene che sono una gran figata.

Quando dalla superficie il fondale era scuro, significava che c erano i coralli, perciò ci spostavamo dove la poca luce rimasta si rifletteva sul bianco della sabbia e ci faceva capire che non c erano pericoli di contusione.
Si stava eretti in superficie senza muoversi per qualche minuto a fare grandi respiri, io aspettavo che loro partissero per primi visto che ero quello che aveva l autonomia minore.
Con un movimento lento ci si metteva in verticale a gambe per aria e testa immersa, e si lasciava che il corpo prendesse velocità verso il fondo spinto dal proprio peso, per poi dare lenti colpi di pinne una volta immerse, e scendere fino a 5-6 metri dove si incontrava la sabbia. Prima di colpire il fondo, sempre alla moviola, si cambiava posizione mettendosi in quella del “paracadutista” a braccia aperte per rallentare e poi si nuotava in orizzontale, cercando di lasciarsi ogni pensiero alle spalle, spegnendo quasi il cervello e lasciando le braccia schiacciate sui fianchi, occhi sbarrati a godersi la vista dei pesci che ti guardano curiosi e tutto diventa piu leggero, un brivido ti attraversa, sei nel limbo... e poi..
la sveglia del mattino…

Ci misi molto a capire cosa ci sia di cosi magico. Io adoro fare immersioni con bombola ma questo aveva qualcosa di magico… ovvio dura davvero poco in confronto, ma il silenzio è totale, quando respiro dalla bombola, inalando il rumore della valvola e dell aria attraverso essa è abbastanza forte, ed espellendo la miriade di bolle oltre a scorrere di fronte alla maschera fa un gran chaos oltre che a far scappare i pesci, tutto l equipaggiamento mi fa sentire un po robocop, cavi, tubi,muta, giubetto, pesi ecc limitano un po i movimenti e la libertà, quando sei in apnea è davvero come nello spazio, la sensazione di libertà, il silenzio, i pesci che non scappano, e soprattutto la lentezza dei movimenti e la concentrazione fanno si che anche un minuto sembri durare un eternità, e questa cosa davvero ci ha colpito come un pugno senza preavviso, letteralmente assuefatti.




Dovevo stare una settimana sull isola, ma come già detto, c era una gran coincidenza di feste tutte insieme, come da noi ferragosto, primo maggio e 25 aprile tutti insieme, e dopo le feste le strade erano intasate, i treni e i pulman pieni e non c era modo di muoversi.

Che peccato… ero fregato, dovevo restare sull isola ancora per qualche giorno… sempre in acqua per 11 giorni di bel tempo, persone fantastiche, buon cibo, immersioni, e una capanna sporca e poco usata sulla spiaggia…

che vita di merda ragazzi

A bad day diving is better than a good day in the office

See yaaaa