tutto comincio in christchurch ancora una volta, appena torno in questa citta succede una serie di eventi che mi sconvolgono la vita, terremoti giornalieri, vendita del van, lavori vari e tutta una serie di cose che mi hanno colpito e trascinato come uno tsunami in una vita da backpacker provetto... un giorno avro tempo e pazienza per scrivere un post decente. Fatto sta che la vita di citta e noiosa e non riuscivo a far altro che guardare e riguardare i video e le foto sulla neve, cominciavo ad avere crisi di astinenza serie sia della montagna sia di scenderla su una tavola, certi ricordi e certe foto mi fanno ancora venire la pelle d oca. Gli amici con cui mi divertivo in inverno ora sono in europa o jappone dove oramai nevica e ovviamente me lo ricirdano piu spesso che possono.
Per motivi che spiegero sono bloccato in citta e non ho una minima idea di cosa mi aspettera, di dove andro e quando... almeno quando scivolavo in quella neve farinosa ero spensierato senza nessuna preoccupazione.. ecc ecc...
Ma in questo paese dove questi kiwi sono sempre cosi pratici nella soluzione dei problemi cosa fanno quei matti incontrati quest inverno in giro dispersi per le alpi del sud quando non c e la neve???
La risposta datami da uno di loro fu "se non c e la neve si attaccano 4 ruote sotto la tavola, la regola e la stessa, occhio alle rocce maaiit!! vieni a trovarci e prova anche tu a farti male con noi!!"
come rifiutare un invito cosi??
CHE FIGATAAAAAAAA
sabato 13 novembre 2010
mercoledì 22 settembre 2010
Piu pazzia e piu delirio, con l aggiunta di calamità naturali
Tutto cominciò a Christchurch, ancora una volta. Sembrava estate, sole e caldo, ma eravamo in pieno inverno in giro per il parco in maniche corte. Ero disperato anche se avevo ancora la paresi facciale da godimento ripensando ai giorni passati sulla neve. In piu essere di nuovo in città col traffico, la gente che per strada corre per non perdere il verde per i pedoni, che beve il caffè camminando per non far tardi al lavoro e i megagruppi di turisti asiatici che fotografano solo quello che gli dice la guida, non aiutava il mio umore a migliorare. Dovevo fare la solita routine per rimettere il mio corpo in forma decente, belle mangiate, doccie calde da 1 ora, caricare le batterie del van, le taniche d acqua e una gran bella spesa stavolta che doveva durare a lungo visto che qui ci devo tornare il meno possibile. Almeno non mi stavo perdendo nevicate, era estate anche in montagna allora… La gente in ostello era abbastanza triste, bassa stagione, vita notturna quasi inesistente, e nessuno con uno scopo visto che se in inverno non vai in montagna e non hai un lavoro cazzo fai qui??? Passavano dalla cucina alla salaTV, poi dalla sala TV alla cucina, 20 minuti internet poi TV ancora… Io riparavo i solchi profondi sotto la tavola e passavo il grasso sugli stivali finchè il tempo non mi avesse sorpreso.
Ovviamente dopo una settimana d estate stava per arrivare l ennesima tempesta con l “amico” abbassamento temperatura di 20 gradi in 2 giorni, ed io feci il pieno e partii.
Arrivato al solito capanno il mercoledi preparo tutto per il giorno dopo e vado a dormire. La mattina a 800 metri dov ero pioveva, feci l autostop come al solito e mi sorpresi che solo una macchina passò ed era l ennesimo australiano. Manco le catene sapeva montare, ma una volta a metà strada mi riferi che era l unica macchina perché gli impianti erano chiusi. Grazie per avermelo detto ora. A 1400m c era una bellissima bufera di neve. Ma non c era anima viva, ne alla biglietteria, nella baita dello staff, nessuno in giro. Passo sotto la catena con il segnale “impianti chiusi” e cammino verso la prima corda di risalita. C erano almeno già 20 cm di fresca e ne sarebbero scesi altri 20 durante tutto il giorno. Il tempo e la visibilità erano pessimi ma quelle discese le conoscevo bene, applicai le pelli di foca, bastoncini e cominciai a salire, davvero non potevo aspettare, almeno una discesa, la prima, volevo farla. Le condizioni peggioravano e i fiocchi erano sempre piu grossi, quando il vento cominciava a farmi quasi cadere mi resi conto che stavo facendo una gran cazzata, tolsi le pelli e misi la tavola ai piedi. In effetti tutta la neve portata dal vento rendeva tutto il pendio pericoloso e dopo tre curve mi resi conto che sarebbe partito tutto molto facilmente e per non rischiare troppo mi lanciai dritto gli ultimi 100m fino a valle. Corsi a ripararmi nella baita, il vento era diventato davvero forte. C era tutto lo staff, il manager e qualche sciatore che aveva dormito li. Non avrebbero sicuramente aperto quel giorno e sarebbe continuato a nevicare per due giorni dicevano. Non potevo nenanche scendere al van perché il rischio valanghe era troppo alto soprattutto sul pendio sopra la strada d accesso. La baita era racchiusa nell unico posto dove c erano alberi in tutta la montagna,al riparo da valanghe e vento, e li dovevo stare. Lo spettacolo di vedere questi fiocchi giganti ricoprire il prato dove il giorno prima la gente si stendeva a prendere il sole era cmq un piacere.
Dopo un po la pattuglia caricò gli zaini enormi che avevano a spalle di viveri e esplosivo fatto in casa decisi a salire fino a metà strada alla vetta e dormire nella baita alta per bombare tutto la mattina seguente. Erano un giapponese di 2 metri e uno svedese con rasta biondi da metro. Tornarono dopo 20 minuti, il vento era troppo forte, avrebbero aspettato un momento migliore e io di soppiatto senza farmi beccare misi la tavola a spalle e mi feci gli 8 km di strada sterrata fino a valle dove avevo il van.
ma quant è il pericolo valanghe??supermegaextreme?? questa è la serietà della skipatrol…chiamat anche “pattuglia occhi rossi”.. eh eh eh…
Le previsioni davano stesso disastro pure il giorno dopo.
Non mi scoraggiai e la mattina presto ero fuori dal van, le esplosioni multiple delle 7:30 mi avevano svegliato, i pazzi dinamitardi erano all azione… stavano per aprire ed io ero tavola a spalle e pollice all insù. Arrivato agli impianti dopo l ennesimo passaggio dal solito malato di powder ritrovo vecchi amici di due settimane prima, anche loro tornati attirati dalle abbondanti precipitazioni e cominciammo a surfare insieme.
Quando si faceva il pass la mattina bisognava fare la prova del trasmetitore ARVA con loro e firmare un foglio da controfirmare a fine giornata obbligatorio, o sarebbero venuti a cercarti.
La neve era buona ma Il vento rompeva davvero le scatole e la visibilità pessima. Dopo un po’ cominciò a nevicare pesante e ci rifugiammo nella baita alta a sgranocchiare qualcosa e fumare una sigaretta.
Dopo un oretta la neve diventò pioggia per circa 20 minuti, non sapevamo piu cosa pensare.
Io e Sam (il francese) partimmo per farci qualche discesa con vento basso finalmente mentre gli altri due amici restarono al caldo della baita per pranzo. Errore madornale. In 20 minuti le nuvole sparirono magicamente e il sole splendeva in cielo blu!!! Aprirono l ultimo “tranciadita” che portava alla valle dei sogni e noi eravamo li!! La pattuglia parti con i soliti zainoni verso di essa e attirarono l attenzione di tutti. Noi eravamo già agganciati e potevamo vedere dall alto il delirio della gente che dalla baita saltellava, spingeva il tramezzino intero in bocca, si allacciavano gli scarponi correndo e scivolando, sembrava qualcuno avesse rovesciato una valigia di banconote da 50€ a pochi metri dalla baita e una 15ina di matti che rotolavano per raggiungerle.
Sentimmo altre 3 esplosioni, i pazzoidi dinamitardi stavano mettendo il pendio in sicurezza, li immaginavo scendere a sci dritti in posizione uovo dai pendii a velocità luce e tirarsi candelotti alle spalle, certo non facevano cosi, ma conoscendoli l avrebbero fatto se glie lo avessero detto!!
“Tutto buono fino alla north basin!!!” dissero… pazzia e delirio, davvero sembrava avessero aperto le gabbie dei matti. C era una “prima traccia” per tutti e bastava camminare qualche metro in piu in cresta per guadagnarsela. L amico Sam mi disse di aspettare che avrebbe fatto un filmato della mia partenza (dopo 100m causa alta pendenza sarei sparito dalla sua visuale) ma mi tremavano le gambe, avevo scelto un canale a “Y” che conoscevo bene ed era gonfio di neve farinosa e non stavo nella pelle.
3…2….1… drop!!!
Nel video si vede questa giacca verde sparire e dopo 3 curve urlare “oooh myyyy gooood…oooohh myyyy goooood!!”
Anche a quela pendenza le curve erano dolci e fluide e una volta uscito dal canale e arrivato in “campo aperto” misi la tavola dritta e spalancai la bocca in un urlo infinito!! La tavola non la vedevo, anche gli scarponi erano immersi nella neve che non faceva nessuna resistenza, era davvero polvere. Dopo aversuperato la velocità del suono non sentivo piu i miei urli che restavano indietro e quando accennavo una curva l effetto “spray” sembrava una di quelle onde australiane, ma di neve, in questo infinito ed intoccato pendio di pendenza e superficie costante. Sembrava di surfare una nuvola densa piu che neve.
Alla fine, l ultimo pezzo prima di arrivare allo sterrato per salire era davvero perfetto e c erano i primi 5 o 6 fortunati appena arrivati ancora ululanti di piacere ed euforismo che si godevano la vista della propria linea. Erano la mia platea e cominciarono a lanciarmi urla per gasarmi, funzionarono bene, saltavo dentro e fuori dalla farina come un pesce per “atterrare” poi sulla strada e lanciare l ultimo “yeaaaaaaaah”
Pian piano arrivarono tutti, Sam invece di urlare rideva a squarciagola e tutti, anche senza conoscersi, si abbracciavano e davano il 5 con quella gioia di aver appena vinto una competizione importante.
Momento catartico e poi di corsa su di nuovo per un'altra run. Verso le 16 scappammo di nuovo in baita perché… grandinava…. A 1900m… non sapevamo piu davvero cosa aspettarci dal cielo, forse al prossimo turno sarebbero stati bambini morti dappertutto.
Discese del genere, soprattutto inaspettate capitano poco nella vita, questa se non era la migliore era sicuramente nella top 3 della mia, per neve, situazione, posto compagnia ecc, insomma tutto l insieme, tutte le notti al freddo, i pasti saltati e il cibo razionato, le dure camminate in neve profonda e i caldi giorni ad aspettare che il tempo cambiasse in bianco, tutto era finalmente arrivato al punto.
Visto che il week-end il mio pass non valeva e le gambe abbisognavano del riposo andai al mio capanno lontano dalla strada, quello in mezzo al bosco per celebrare l avvenimento e la fantasstica giornata con un bel fuoco e un megacenone per i cazzi miei. Non ci credevo, continuava a nevicare anche a basso, forse fino a 300m… Parcheggio in mezzo al bianco e trovo un altro van. Ok, un po di compagnia fa sempre bene. Due americani e una canadese avevano già un gran bel fuoco che scaldava e servirono 30 secondi per diventare amici per la pelle, ero ancora euforico e saltellante, Un po di baldoria, di racconti e un sacco di cazzate tutta la sera per poi coricarci io nel mio e loro (in 3) nell altro van.
A letto sentivo ancora il feeling di quella surfata morbida e nel sacco a pelo muovevo le gambe come stessi ancora scivolando per quei pendii, entrai poi lentamente sorridendo nel mondo dei sogni.
Dopo qualche ora mi svegliai di colpo, mi ci volle qualche secondo a realizzare che il mio van stava dondolando di brutto e immaginai i tre dementi che si stavano divertendo, forse ubriachi, forse fumati. Divertente ma mi girai dall altra parte e tornai nel mio mondo di bianchissimi sogni.
La mattina mi unii a loro per la colazione e subito ridendo mi dissero “che scherzone simpatico stanotte Manu!!”
Ok, ok,… come come?? No dai.. ma…. Mi prendete per il culo??…
Tagliando la breve era stato il famoso terremoto, 7.2 con epicentro tra dov ero io e la citta di Christchurch. In città ovviamente aveva fatto un sacco di danni e il giorno dopo c era l esercito dappertutto, coprifuoco, bar, ristoranti e strade chiuse e le vecchie case che cadevano a pezzi. Fortunatamente dov ero io c erano solo alberi e un capanno, in effetti per far dondolare il van in quel modo sarebbero servite 10 persone ma stavo dormendo troppo bene e la cosa non mi toccò piu di tanto sul momento.
La domenica, disastro un'altra volta. Gli amici lasciarono per continuare il viaggio e io restai solo a guardarmi il sole splendere ed asciugare l equipaggiamento, la temperatura alzarsi a livelli estivi e la neve sparire …di nuovo.
Che palle, qualcosa qui davvero non va. Passai la settimana estiva (in pieno inverno) all inizio con varie cmminate agli impianti chiusi per mancanza di neve,
E avrei voluto piangere alla vista della valle dei sogni, ma senza tutta quella polvere che avevo surfato qualche giorno prima
Quella settimana feci 2 uscite nell unico posto dove battevano le piste, pioveva e la neve era acqua, e ci furono altre due scosse notturne che mi svegliarono in due giorni differenti. L unica cosa positiva era reincontrare un amica austriaca conosciuta qualche mese fa in una spiaggia e che mi racconto la sua terrificante esperienza di svegliarsi nel cuore della notte in casa con scaffali che ti cadono a finaco del letto, piatti che cadendo si rompono facendo un gran baccano e salsa di pomodoro e olio (tutto ciò che c era in cucina) a spasso per il pavimento.
Andammo al capanno a far serata con un bel fuoco e feci il mio solito tetris per asciugare le cose bagnatissime da quella neve acquosa e dalla pioggia.
La cosa impressionante era che con l aumento delle temperature erano tornate anche i papatacci, quelle vampiresche piccole mosche estive del posto che quando ti trovano ti volano intorno alla faccia per sempre. Milioni, forse miliardi, dovevo essere completamente vestito, guanti e retina intorno alla faccia per non avere una trasfusione non voluta.
Aprire la porta del van 3 secondi per prendere le chiavi e…
Le candele facevano genocidio, ma i rinforzi erano maggiori dei morti.
Decisi di muovermi piu a ovest del solito e fare qualche trekking in una zona davvero bella, quella di “Arthur’s pass”, il vero centro delle alpi, la linea di montagne che divide a metà l isola, la west coast dalla east. Il posto dove tutte le tempeste, e precipitazioni che arrivano dalla west coast appunto, che vanta 5000 mm di precipitazioni annue (a Motueka dov ero in estate sono 750 mm all anno, bella differenza eh??) sbattono su queste montagne, i venti accellerano e sono sempre forti, le nuvole salgono, si raffreddano e scaricano tutto ciò che hanno. Ambiente ostile dicono, ma come succede sempre, più ostile e selvaggio è, e piu caratteristico e affascinante diventa. E poi c era l ultimo dei 6 skiclub della zona, il piu lontano e ambito ma difficile da raggiungere. La particolarità di questo posto era la camminata obbligatoria di circa un ora e dieci per raggiugere la prima corda di risalita, 600 m in dislivello su ciotolato di sassi grossi, neve e cespugli con il tuo bel carico di roba a spalle non è una cosa da tutti. Se il tempo si mette male e devi tornare alla macchina in discesa scivolosa con 10 kg di roba a spalle non è bello, e qui succede spesso. La gente che ne parla lo descrive come un terreno davvero pazzesco, 3 diversi versanti con diverse esposizioni, diversi tipi di neve per giunta e pendii che se gonfi di powder fanno davvero sognare. Come poteva chiamarsi un posto cosi?? “La valle del tempio” Con un nome ed una fama cosi era il mio obbiettivo già da inizio stagione, ma viste le condizioni nivologiche sfavorevoli volevo almeno salire e dare un occhiata.
Niente… estate anche li
Non importa, lassù un po di neve ci sarà e presi alla fine questa uscita come una “gita scialpinistica”, ne aveva tutti i requisiti.
Il sole mi stava ammazzando, salendo, ogni 20 minuti mi fermavo a togliere uno strato di vestiti finchè arrivai al primo hut in maniche corte a circa 1450m. cercai la biglietteria, girai per un po prima di cambiarmi ma non c era anima viva, sembrava davvero uno di quei posti infestati dai fantasmi, gli unici rumori erano il fruscio del vento e i “kea” (i pappagalli alpini) che mi volavano sopra la testa pronti a sgranocchiare i gommosi attacchi della mia tavola se l avessi lasciata incustodita. Alla fine non feci neanche il pass, davvero non trovai nessuno nelle tre casette di legno. La prima corda, incustodita, partiva dall erba e la scena era un po triste. Arrivato alla fine di essa mi sganciai e scoprii che c era da camminare ancora 20 faticosi minuti in neve profonda (finalmente!!!) per arrivare sul versante in ombra dove avrei sicuramente trovato neve sciabile. La cosa cominciava ad essere davvero mistica, le corde giravano, gli hut erano aperti e io mi guardavo intorno in cerca di esseri umani in vita.
Ed ancora una sorpresa. Girato l angolo dopo un traversone comincio a sentire musica metal parecchio alta… erano 4 persone, tutti della “”ski patrol” che si godevano la giornata di cazzeggio in una bellissima valle con appunto heavy metal a tutto volume nella baracca a valle.
Ero l unico cliente quel giorno e furono sorpresi di vedermi. Due di loro li conoscevo già, erano la pattuglia di un altro clubfield. Mi divertii un sacco, feci almeno 20 discese consecutive, forse di piu, avevo la montagna tutta per me e l ombra perenne aveva mantenuto buona la qualità del manto!!!!
Dopo un po mi si aviicinarono e mi chiesero “stiamo per salire a piedi da quel canale per poi dall altro versante per una bella run in bella neve, vieni con noi??”
Certo che si…
Certo che qui se si è pigri non è proprio un posto dove venire a sciare. Un'altra conferma che andare con chi conosce la zona trovi sempre le meraviglie nascoste al “turista”. L unica vera powder presente era in quei canali discesi seguendo (cercando di…) quei pazzi e cercando di evitare rocce e cliff che loro saltavano.
Una cosa che solitamente non si menziona su un blog è quando, come ogni giorno, si abbisogna della “pausa toilet”.
Il cesso “del tempio” era davvero qualcosa di speciale, non servono parole, le foto non rendono bene la sua posizione ma danno l idea…
Un'altra fantastica giornata piena di fatica, neve, canali ed eventi strani. Poi un oretta di discesa sul ciotolato per tornare in estate sul mio van.
Le avventure però si sa, qui non finiscono mai e cercando un posto dove imboscarmi col van chi trovo??? Quel pazzo di Berry, l amico olandese conosciuto a inizio inverno col quale avevo condiviso qualche serata al capanno e qualche pazza discesa in farina prima della “pausa estiva”. Mi raccontò di questo posto magico, a solo 3 km di strada dal Tempio. Una delle cose piu belle e romantiche trovate in questo paese. Una casetta di legno costruita 70 anni fa da montanari quando la strada (l unica strada che attraversa quelle montagne) era ancora sterrata. Il ragazzo che l aveva ereditata l aveva lasciata al libero uso dei passanti scrivendo sulla porta “pagate 10$ per notte e tenete pulito il posto come vorreste trovarlo. A parte le regole antiincendio non ce ne sono altre!! Non mi piacciono le regole!! Mettete i soldi nell honesty box, grazie” Era una scatola di legno con una fessura per infilarci i soldi, probabilmente ogni 10-15 giorni passava a svuotarlo e dare una pulita intorno. Niente serrature e tutte le porte erano aperte. C erano perfino 6 computer collegati ad internet e pagavi per il tempo che stavi, ovviamente sempre nell honesty box!!! In europa sparirebbero in 37 secondi i pc e il box con i soldi dentro e in qualche ora tutti gli elettrodomestici ecc… Che mito!!! Ampie vetrate per godersi la vista, cucina completa, 8 letti a castello, perfino una chitarra e tanto altro.. per 5 euri a notte… Certo di qui non passa molta gente ma l atmosfera era cmq magica. Di giorno si andava alla “Valle del Tempio” a surfare per poi tornare a valle dopo le faticacce di trek in salita- surf -trek in discesa ,ed entrare nel “Santuario” (che bella combinazione di nomi) ad asciugare l equipaggiamento e prepararsi una cena superabbondante al caldo di una stufa a legna.
La sala era l unico posto caldo vista la stufa e dovevamo tagliarci la legna per scaldare,
c erano chiodi a graffiarti i gomiti un po dappertutto, i muri non erano ben pitturati e in bagno e camera da letto c era la stessa temperatura che all esterno, niente TV e internet lo usavamo solo (finalmente) per guardare le previsioni del tempo come dei drogati circa ogni 45 minuti (visto come vanno le cose qui)
ma l atmosfera era davvero roba da montanari, silenzio, lettura e tutto ciò che si faceva una volta al santuario era fatto in modo lento e rilassato senza distrazioni esterne di nessun tipo. In un posto cosi non puoi non pagare anzi, passammo mezza giornata a spazzare, passare il mocio, pulire e mettere in ordine tutta la casetta, per noi e per l onestà e genuinità del padrone di casa, che in questi tempi è piu unica che rara. Ma dove lo trovi un posto cosi nel resto del mondo???
E cosi fù che ancora una volta, per fortuna in positivo, il karma fece la sua parte. Stava arrivando un sistema di bassa pressione delle dimensioni dell australia. Le temperature si abbassarono e cominciò a nevicare pesante per 5 giorni filati, tanta, tanta roba che non si poteva uscire di casa.
Nel giro di 3 giorni tutti i vari pazzi “”inseguitori di powder” in un modo o nell altro capitarono al santuario e passammo delle giornate davvero belle a guardare dalle ampie vetrate questi fiocchi grossi che scendevano a volte lenti, a volte orizzontalmente, a volte a vortici creati dal vento, sembrava danzassero a volte fuori da questa oasi calda stravaccati sui divani a stupirci ancora una volta di questo tempo pazzoide e ad alternarci a controllare le previsioni, cosa inutile visti i cambiamenti repentini. Ma davvero per 5 giorni non smise un minuto e noi viaggiavamo con la fantasia provando ad immaginare come potesse essere lassu, 1200 metri piu in alto al tempio, cercando di capire dove il vento avrebbe portato tutta sta farina e quali discese sarebbero state piu epiche di altre. Una sera ci divertimmo a scherzare sul fatto di come io fossi l unico con una scusa per avere questa passione per la montagna visto che gli altri del gruppo erano un inglese, un australiano, un olandese e un irlandese!! Tutti e 4 pazzi e totalmente dipendenti da quel feeling magico di scivolare sui bianchi pendii ma che venivano da paesi quasi senza montagne e senza neve e che del sole, spiaggie e caldo ne avevano l allergia. O forse è proprio nella natura umana volere sempre ciò che non si ha, dover andare lontano e darsi da fare per trovarlo. Erano tutti coetanei o piu vecchi di me ma avevano molta piu esperienza, passione e conoscenze e mi facevano sbavare raccontandomi delle varie stagioni passate in canada, USA, europa, himalaya e jappone…
Mi mancava un po la mia solitudine e lenta routine tra van e capanno ma una compagnia cosi era quasi inverosimile. Erano persone fantastiche che avrei potuto incontrare solo in un contesto del genere, loro erano davvero cazzari a vita, se non parlavano di neve, tempo o montagne sparavano stronzate mai sentite, si godevano la vita a modo loro sbattendosene davvero dei luoghi comuni, avevano davvero tutti personalità e spirito d adattamento invidiabili, due di loro vivevano in macchina invece del van e tutto questo ridava spirito pure a me, sentivo che non ero solo, che non ero un eremita lupo solitario disadattato sociale che fa cose strane, guardato storto dal resto del mondo.
Un'altra cosa divertente era il mio cervello in fumo cercando di capirli, sembrava parlassero 4 lingue diverse e anche tra di loro continuavano a dire “scusa..cosa?? puoi ripetere??”…soprattutto l ozzy e l irlandese davvero non si capivano, e mi faceva ripensare a quando gli amici mi chiedono “ ma allora lo parli bene l inglese??” ehm… quale delle 8 diversissime versioni???
la strada
la panchina sovraccarica e l entrada della doccia
la sequenza dei primi 2 giorni…
le altre 2 auto degli amici dopo una notte
non lasciare mai il finestrino aperto, neanche 2 millimetri
Un giorno vista l assenza di qualunque cosa da fare decisero di andare a cercare un pub e giocare a biliardo con l unico 4x4
e io rimasi al santuario vista la mia ferma decisione di non sprecare soldi in alcool in niuziiland.
Colsi l attimo per il migliore dei piaceri, un bel bagno caldo.
La parte migliore della casa, di cui non ho ancora parlato, era cmq il bagno, c era la vasca e una volta immerso nell acqua bollente con una tazza di caffè, una sigaretta pronta e la musica giusta potevo davvero godermi qualcosa che neanche in un albergo a 5 stelle avrei mai trovato.
Quel genio del padrone aveva fatto pure il soffitto del bagno in vetro e quei fiocchi che scendendo lentamente ci si appoggiavano, e una volta accumulato il peso giusto scivolavano lateralmente per poi cadere, visti da quel piccolo paradiso di benessere in posizione fetale mi davano quasi la sensazione che il mio spirito stesse lasciando il corpo per unirsi alle danze dei cristalli la fuori.
Da piccoli si vive di fantasia e di sogni e si vuole diventare grandi in fretta per poterli realizzare, ma poi, grandi ci si diventa davvero e qualcuno ci dice che non essendo piu bambini i sogni bisogna metterli da parte, mettere i piedi per terra e prenderci delle responsabilità senza darci un vero motivo per farlo, ma in quella vasca in quel momento pensavo a quanto bello è essere irresponsabile, senza soldi e prendere ancora la vita come un gioco, lasciare che gli eventi mi trascinino qua e la senza cercare di aver tutto sotto controllo, senza preoccuparsi troppo delle conseguenze e che a 31 anni ero all apice della mia vita.
In quel momento avevo tutto, ero felice e il mio cassetto era oramai vuoto. Presto, una volta tornato in patria, penso potrò davvero godermi una vita normale e magari senza lamentarmi continuamente apprezzarla molto di piu, con la sicurezza che in momenti di nostalgia, aprendo il cassetto invece di sogni irrealizzati troverò un sacco di ricordi, tra i quali quel bagno caldo e tutte quelle persone, posti ed eventi incredibili vissuti in quei tempi, sapendo che non era un film.
Tra un po arriverà la parte brutta, tornare nella povera terremotata Christchurch e fare la revisione del van che si sta per rompere ancora, estendere il visto, cosa da fare 2 settimane fa in realtà, (ma ho dovuto sciegliere tra perdermi le nevicate e farlo a suo tempo, o trovarmi nella merda dopo), fare il nuovo passaporto che è in scadenza e magari cercare pure un volo ecc, ecc, ecc…. burocrazia… ci penserò…mi cacceranno come dall australia, ma il mondo è pieno di posti da dove farsi cacciare.
sabato 21 agosto 2010
Pazzia e delirio sulle alpi del sud
Alla fine quel posto "over the rainbow" che cercavo, la dove dicono ci sia il tesoro, che sia oro, diamanti o semplicemente felicità l ho trovato. L ho seguito fin qui in mezzo al nulla, mi avevano sempre detto che piu ti sposti e piu anche lui si sposta, ma da qualche parte doveva iniziare, partire dal terreno, tutto sta nel crederci, tipo babbo natale.
Tutto cominciò a Christchurch dove avevo da passare 5 giorni finalmente al caldo in ostello. L amico Chris, un tedesco mio coetaneo di Monaco con cui avevo passato un mesetto a Motueka in estate, aveva preso due settimane di ferie dal lavoro per dedicarsi alla sua passione, lo snowboard backcountry, e non c è posto migliore della NZ. Finalmente potevo dedicarmi a cose un po piu serie visto che avere alle spalle un'altra persona atrezzata per ricerca in valanga e autosoccorso era davvero un bello scacciapensieri. Ci trovammo un paio di sere per programmare e studiare bene dove come quando saremmo andati. Anche quando lui non c era non riuscivo socializzare, passavo il tempo su internet a studiare il tempo, la direzione dei venti e i versanti buoni, tracciavo rotte sulle mappe topografiche e viaggiavo con l immaginazione in quelle valli bianche e incontaminate dove avrei finalmente potuto affogarmi nella neve, neanche i sorrisi di qualche ragazza japponese sola e annoiata riuscivano a distrarmi.
A casa ho sempre seguito gente piu esperta e appassionata di me e ora mi accorgevo che era stata una grossa e pigra mancanza da parte mia. Senza saperlo mi perdevo quasi la parte migliore. Saremmo dovuti partire domenica ma il venerdi ci fu una gran bella sorpresa.
Stava arrivando una bufera che avrebbe portato quasi un metro di neve in 2 giorni!!! Quando vidi quella schermata ero fuori di me, la linkai (?!) a tutti gli amici appassionati e se non fossi stato in fase di risparmio sarei corso a comprare una bottiglia di Jack Daniels e me la sarei iniettata direttamente in vena.
La mattina dopo ero già per strada, volevo godermi la vista di tutta quella neve, Chris mi avrebbe raggiunto in un paio di giorni, io intanto avrei cercato un posto per “campeggiare abusivamente” nei dintorni.
Praticamente per circa 200km che attraversano l isola dalla est coast a quella ovest, c è una strada che passa in mezzo alle montagne (l unica) dove ci sono 6 skiclub, quasi uno dietro l'altro, ma a noi ne interessavano 3 in particolare, due dei quali separati solamente da un range montuoso facilmente valicabile con una bella camminata, Broken river e Craegiburn. Sulla guida sono caldamente sconsigliati ai principianti viste le pendenze forti, la mancanza di ancore, seggiovie o skilift, solo tranciadita e niente “pattuglia”, e, cosa eccitante solo a sentirla, non battono niente, tutto freeride!!!! È semiobbligatorio avere ARVA pala e sonda, semi perché non è che ti lasciano fuori se non li hai ma di sicuro non è una bella cosa.
Il primo giorno mi fermo in un posto dove c è una grotta attraversabile a piedi in un paio d ore dove passa un torrente, una cosa fichissima ma con la temperatura dell acqua e quella dell aria del momento direi impraticabile senza una muta stagna
L entrata della grotta
Poi cominciò a nevicare pesante e mi trasferii piu in alto, esattamente all entrata delle strade d accesso agli “impianti di risalita”.
Sarei la mattina seguenta andato a controllare come fossero queste ennesime strade sterrate e se fosse stato possibile percorrerle col mio van ed era un ottima scusa per controllare se ciò che avevo letto sulle previsioni era vero.
Delirio, non credevo ai miei occhi, in un solo giorno era caduta davvero tanta roba
Ero davvero euforico, saltavo di qua e di là, la parte negativa è che la strada d accesso era una pista da motocross con l aggiunta di neve e ghiaccio.
Quando Chris arrivò girando un po cercando un posto tranquillo trovammo un bivacco, era perfetto, vicinissimo alle stradine, un po di posto dove potersi muovere e cucinare e soprattutto un bel caminetto dove fare un fuoco e scaldarsi visto le temperature.
Era in mezzo al bosco con una cornice di montagne bianche intorno, senza pensarci due volte divento la nostra casa per due settimane.
Restava il problema di arrivare agli impianti ma lo risolvemmo presto con la cosa che qui in NZ sembra essere popolarissima e molto usata (consigliata perfino da un cartello), quella di fare l autostop
Insomma tutte le mattine facevamo l autostop fino in cima, e tutte le sere lo facevamo per tornare a “casa” ed avere quel “capanno” cosi vicino ci permise di non dover mai guidare e risparmiare un sacco di rotture e soldi in benzina. Tutti i giorni conoscevamo persone nuove e tutti “”malati” dello scivolare giu da questi megapendii appena coperti di neve polverosa. Spesso si fermavano al bivacco con noi per una chiacchierata, per qualche consiglio su posti dove la neve si conserva bene per giorni, o dove pochi vanno, qualche bel canalino ecc. A volte qualche altro cazzaro che se ne infischiava del freddo veniva a parcheggiare il van al bivacco e far serata con noi davanti al fuoco che facevamo ogni sera, ottimo per scaldarsi e asciugare guanti, stivali e tutto ciò che era ovviamente bagnato a fine giornata.
Ogni sera veniva pure a trovarci un simpatico oppossum speranzoso di trovare resti di cibo, ma eravamo cosi affamati dopo le varie sessioni giornaliere di powder che eravamo noi a guardarlo con occhi affamati di carne e barbeque.
Era un gran bel passatempo viste le lunghe ore di buio in cui l unica cosa da fare è segare legna per scaldarsi e girare i guanti di fronte al fuoco. Si arrampicava dappertutto e quando era alto lo accecavamo puntandogli le torce negli occhi, lui cominciava a muoversi come fosse ubriaco e con le unghie cercava appigli per trovare una via d uscita fin che noi gli urlavamo a ripetizione “jump! Jump! Jump!…
Un altro interessante e malefico animale era il “Kea”, l unico pappagallo alpino al mondo, bellissimo da vedere, coloratissimo sotto le ali ma se trova qualcosa di gomma è finita. Rovina tutte le guarnizioni delle macchine, gli attacchi degli snowboard e tutto ciò che è masticabile gli capiti sotto, un vero dito in culo insomma.
La mattina per essere pronti per l autostop alle 9 ci si alzava presto e la cosa non era cosi facile come a dirlo, c erano sempre tra i –3 fino ai –8 nel van alle 7.30 e per uscire dal sacco a pelo dovevo fare un bel po di flessioni e addominali… per bollire l acqua e farmi un caffè ci serviva un sacco sempre che il rubinetto non fosse ghiacciato. Alla sera era divertente come invece di dire “vado a letto” ci dicevamo “buona notte vado nel mio frigo” e in effetti ne avevano tutto l aspetto… anche quando il sole scaldava leggermente l ambiente dopo l alba il van restava congelato per un bel po
Una cosa seccante era che non c erano che due piccolissimi villaggi nei dintorni, villaggi intesi come villaggi montani neozelandesi, niente negozi o generi alimentari, niente benzinai, dovevi essere organizzato bene o per comprare del pane o del latte dovevi farti 80’ km (160 andata e ritorno) di curve e saliscendi, praticamente per 4 $ di pane ne spendevi 50 di benzina. Dovevamo calcolare bene cosa mangiare ogni giorno per non restare a secco, raccogliere legna e segarla spesso per non retare a secco di legna asciutta in giorni di neve o umidi, insomma, eravamo davvero fuori dal mondo e vi assicuro che non avevamo nessuna intenzione di spostarci da quel paradiso selvaggio.
Dopo una settimana eravamo noi a spiegare a chi ci dava un passaggio dove andare e dove trovare ancora discese non trifolate e neve buona a chi veniva solo per un paio di giorni vista la nostra presenza estesa e giornaliera sui campi.
Qui arriviamo finalmente al punto piu importante, quello che succedeva una volta arrivati agli impianti.
I “tranciadita” ,ovvero quelle maledette corde a cui dovevi agganciarti, erano velocissime e presentavano nuovi mostri di fine livello come la “tripla rotella metallica” o il “giros per kebab” usato per far curvare il tracciato in salita
Una volta alla fine della risalita devi agganciare lo “schiaccianoci” da qualche parte e lo avrai penzolante pronto a romperti il femore in ogni momento,
togliere il “copriguanto in spessa pelle” e metterlo da qualche parte senza perderlo, provare a stringere la corda senza di esso significa distruggere completamente i guanti in 3tentativi… I kiwi questo tipo impianto lo chiamano “wankersfilter”, un filtro per principianti, famiglie e segaioli e devo dire che funziona bene. Era davvero argomento di discussione ogni sera e con chiunque, come agganciarsi velocemente prima del primo “palo trancino” come tenere lo schiaccianoci senza arrivare esausto e con le dita a pezzi fino in fondo. In Europa non avevo problemi a fare apertura-chiusura senza grandi pause ma qui è un attività fisica a tempo pieno, non hai la pausa rilassamento sulla seggiovia, anzi, andar su è piu pauroso e faticoso che scendere e assicuro che se non si ha un controllo perfetto della tavola/sci è praticamente impossibile arrivare in fondo.
Purtroppo c erano da fare 3 di fila e l ultimo era di traversone su pendio ripido sulla lamina back e lo zaino che sbatteva ad ogni paletto.
E poi la cosa piu fica, rustica e piu “kiwi style” di tutte era da cosa erano mosse queste corde, sinceramente mi aspettavo qualcosa del genere ma quando abbiamo trovato la porta dei “motori” aperta ci siamo fatto delle risate da mal di pancia...
un vecchio trattore fatto a pezzetti e adattato, tutto artigianale
“it’s all about skiing and the mountain” dicono, in effetti immagino che i guadagni siano piuttosto bassi visto il limitato numero di persone presenti, non c è del vero personale addetto, nessuno alla partenza o arrivo, niente paletti per delimitare piste che non ci sono, e l unica “baita” presente è “self service” dove la gente onestissimamente lascia offerte in un barattolo apposito, dove ci si cucina i propri pasti, ci si scalda i sandwich e si beve del te messo a disposizione da qualche skiclub. Tutti puliscono, nessuno lascia immondizia in giro e se la mette nello zaino, anche i filtri di sigarette ecc… stare in un ambiente cosi con persone che davvero sono qui solo per forte passione è davvero piacevole.
ovviamente Chris da vero bavarese si ammazzava di wurstel e birra… nel self barbeque sul terrazzo.
Il terrazzo della baita era davvero un gran bel punto di ritrovo per avere informazioni utili, osservare i vari canalini col binocolo e progettare salita/discesa di essi riprendendo le energie tolte dalle corde.
A volte, dopo le nevicate certe zone erano pericolose e le chiudevano per pericolo valanghe fin che il sole non avesse fatto il suo lavoro e la collezzione di sci messi tipo “pronti-via” per il pendio faceva bella scena
Le freccie sullo sfondo erano i due canali nostra meta per il 3zo giorno dopo il via libera del manto nevoso presumibilmente stabilizzato.
Era una gran camminata ma le cose vicino erano tutte già tracciate ed era ora di fare qualche prima traccia in qualche “coluoir” ripido e poi una bella camminata in cresta sarebbe sicuramente stato panoramicamente incredibile.
E cosi fu, anzi, meglio, camminare e a volte surfare per tutta la lunga cresta ci donò delle visioni spirituali, la fortuna di non aver mai avuto vento ne con le nevicate ne con il sole nucleare del posto faceva di tutto il quadro generale ciò che solo potevamo sognare, eravamo letteralmente senza respiro
L imbocco del canale era giusto prima della vetta dove prima della foto commemorativa urlammo al vento la nostra euforia
Poi i cazzi arrivarono all imbocco del 2ndo canale nel pomeriggio. Dalla mappa risultava essere 41° appena dopo l imbocco, giusto passando in mezzo alle rocce.
Era ancora senza tracce, a dire il vero non cen erano per un bel pezzo e ci domandammo se fosse per qualche motivo, ma avevamo fatto bene i nostri compiti per casa, avevamo studiato tutto ciò che si doveva fare, raccolto info da chi conosce la zona e la neve piu di noi e poi eravamo li oramai. Volevamo dare un occhiata alla neve, al pendio ma la superficie nevosa in cresta era un po crostata da vento per camminarci in sicurezza. In poche parole ci stavamo cagando addosso, era ripido e per di piu non lo vedevamo
la cresta da vento sull altro versante
l imbocco del canale e poi… chi lo sa
si vede bene dall espressione cosa penso di quel pendio che non vedo
Abbiamo cazzeggiato un 15 minuti fingendo di studiare qualcosa ma la questione era solamente “chi va per primo?”… ok, ok, facciamo con “sasso-carta-forbice” ma il mio sasso del cazzo è 30 anni che perde e continuo a farlo.
Concordiamo di farlo a sbalzi, all uscita del canale mi sarei messo in posizione sicura e avrei controllato la sua discesa mantenendo il contatto visivo in caso di distacchi, poi viceversa e via cosi.
Con occhi e orecchie bene aperte mi lancio in un paio di curve leggerissime nei punti alti e entro nel coluoir. I miei piedi dopo le prime due curve mandano un segnale chiarisimo al mio cervello che va istantaneamente in pappa. Il pendio e sul versante in ombra e l assenza di vento aveva mantenuto la neve come era caduta fino a 3 giorni prima!!! POOOWDEEEER!!
Quella sensazione di poter fare ciò che vuoi senza difficoltà nonostante fossi immerso fino agli scarponi fece partire i soliti urli di godimento udibili a distanza e fecero capire a Chris che non poteva vedermi che non mi sarei fermato finchè le gambe non avrebbero urlato piu forte di me.
Ci aspettavamo buona neve ma non cosi buona… Saremmo scesi fino a dove la neve ce lo permetteva fino alla strada d accesso dove andava a finire quella “ciotola” piena di farina. Per fare un'altra discesa dovevamo salire per la strada per un paio di km (bella salitina) prendere la prima corda, la seconda, sganciarsi per andare alla terza, arivare alla fine delle tre esausti e mettere la tavola a spalle per circa 3 km di cresta, rimetterla ai piedi per la parte in discesa, camminare altri 20 minuti con tavola sottobraccio e saremmo finalmente arrivati. Qualcuno aveva seguito la traccia oramai e cambiammo canale la seconda volta. Una losca figura con tavola sottobraccio si avvicinava, c erano forse altre 5 persone che facevano questa rouitine e indovinate un po chi trovo in cima a una montagna in mezzo al nulla ?? Un francese che raccoglieva mele con me mesi fa. Ma va che il mondo è piccolo eh!! Anche lui viveva sul van con la sua ragazza in un garage e seguiva le precipitazioni in giro per l isola come me. Dopo una chiacchierata di stupore reciproco sui vari eventi decidiamo di scendere insieme. Anche lui appassionatissimo di qualunque sport da fare in montagna (e guida/istruttore di arrampicata su roccia e bouldering) non vedeva l ora di trovare qualcuno con cui scendere vista la sicurezza in piu che ne viene di seguito. Fu un'altra discesa da stiramento di corde vocali, alla fine eravamo veramente tutti e tre fuori di testa, neve vicino all essere perfetta, pendio quasi senza tracce (alla fine tutte le linee convergevano tutti al centro e aumentavano le tracce) o rocce e il sole che rendeva tutto chiaramente visibile, nella vita sono cose che capitano poco.
L euforia poi ci portò a fare una delle cose piu stupide ma divertenti mai fatte su uno snowboard. Di salire di nuovo al parcheggio e cercare un passaggio non se ne parlava e oramai era tardi. Metto la tavola sotto il culo e su quella strada ghiacciata volavo… ovviamente non ho dovuto insistere che dopo qualche secondo cominciò una gara amichevole di coglioni. Sapevo che andando in giro in 2 deficienti era pericoloso, ma in tre può diventare mortale.
Per frenare o evitare le pozzanghere di ghiaia bisognava buttarsi sugli accumuli di neve soffice laterali della strada ma quando la velocità era alta faceva paura farlo,sembrava di insaccarsi il ginocchio, soprattutto in quello a valle che ti impediva (forse) di rotolare giu nel bosco.
L unica cosa peggio di quello che stavamo facendo sarebbe stato farlo in piedi sulla tavola, e non ci volle molto perché succedesse. Il problema era superare quelle lente e noiose auto con catene che procedevano a passo d uomo e occupavano quasi tutto lo spazio lasciandoti a volte uno spiraglio, ma immaginarsi la loro faccia alla vista di questa giacca verde nello specchietto che diventa sempre piu grande e poi ti supera surfando su una striscia di neve poco piu larga della tavola valeva la candela.
Il problema era l impossibilità di frenare o sarebbero stati cazzi per persona e tavola, dovevi aspettare la parte piana, beccare una lastra senza squali (quelle piccole rocce appuntite che spuntano fuori e vedi solo 2 metri prima) e metterti di lamina dolcemente.
Di solito questi giochi imbecilli finiscono sempre quando qualcuno si fa male e cosi fu, fortunatamente niente di grave, Chris aveva preso uno “squalo bianco” e la sua tavola era quasi diventata due sci, lo vedemmo dopo un po tornare a piedi con un balocco di ghiaccio sul polso.
Inutile dire i disastri sulle solette anche delle nostre tavole.
La sera saremmo andati nel garage dell amico Sam (il francese) che aveva un piccolo laboratorio con tutto l occorrente per arrangiarci e riempire i graffi, affilare le lamine e dare una bella passata di nuova sciolina… che disastro…..
Dopo una settimana sembrava davvero tutto cosi bello e perfetto, tutto ancora era tornato a lavorare liscio come l olio, fiori amore e felicità e freddo cane, fuochi, amici neve e tutte quelle robe li. Poi come tutte le mattine chiedavamo info sul tempo ai nostri autisti dovendo sentire ancora una volta “grossa bufera in arrivo” e almeno due o tre giorni di neve e ricominciare a surfare il martedi in nuova powder… sembrava quasi una benedizione di Dio… un sistema che arrivava dall australia, vastissimo che avrebbe coperto entrambe le isole della nuova zelanda. Gli amici australiani avevano avuto avuto la buona idea di aggiungere un vento caldo che portò lo zero termico a 2000m (sopra quasi a tutte le montagne del posto) e quel giorno, che precedeva l arrivo delle precipitazioni, ci fu un vento pazzesco. A noi andò bene perché portava tutta la neve continuamente sul nostro versante sottovento e ad ogni discesa le tracce venivano coperte e ogni 10 minuti c era nuova neve fresca da surfare, ovunque. Verso mezzogiorno però il vento era davvero cattivo, aveva raffiche tra 80-90 km/h che scendevano dalla cima e ti buttavano per terra, a volte dovevamo sganciarci dalla corda e distenderci a faccia in giu, sembrava quasi che ci sparassero in faccia granatina con idranti, fino a che chiusero tutto e ci mandarono a casa. Avremmo poi saputo che quel giorno in Mt Hutt, un resort all inizio dell arco alpino il vento aveva raffiche fino a 220 km/h, il primo morto fu un uomo che provò a guidare giu la strada d accesso e fini nel burrone, altre tre persone semplicemente “soffiate” via e cadute in qualche precipizio, altre due persone sotto una valanga inaspettata erano state dissepolte e le altre 1200 persone (300 di loro bambini in gita scolastica) presenti nel comprensorio sciistico furono buttate come sardine nel ristorante/café per tutta la notte finchè il vento non si fosse calmato verso le 9 della mattina dopo. Tra loro anche un nostro amico australiano che aveva passato un paio di notti con noi al bivacco la settimana prima, lui fortunatamente aveva perso solo il tetto in vetroresina del suo camper ma era illeso.
Altra cosa di importanza rilevante è che il vento era non so come diventato caldo attraversando il mar di tasmania e lo zero termico si alzò da 400 a 2000 metri, tutta la neve che doveva venire giu si trasformò in una pioggia battente costante per 48 ore. Sembrava primavera, 2 notti prima ci alzavamo con –8, ora c erano 9 gradi la notte e 15 di giorno, la neve a basse quote era sparita dappertutto, il terreno diventato da ghiacciato a fangoso, i ruscelli quasi secchi si gonfiarono e quello che ci restava da fare era stare nel bivacco finchè non fosse finito sto inferno…
Con l arrivo del sole perdemmo le speranze ancor di piu, andammo a surfare per 2 giorni sul ghiaccio liscio per poi accettare l invito di Sam a guidarci a una delle mecche mondiali dell arrampicata su boulders, castel hill. Lui aveva una guida di una delle 4 sezioni disponibili, nella quale c erano 1600 vie... ed era la piu piccola!!!!
Altro ottimo passatempo ottimo per migliorare equilibrio e concentrazione e dimenticarsi del disastro provocato dal tempo, era la "sleckline" di Chris che posizionavamo in posti altamente panoramici e naturali che con quella temperatura e il sole
era davvero divertente.
Dimenticavo di parlare di una delle mie migliori discese, una prima da manuale. Non era molto ripida, almeno non come le altre ma vista l assenza di neve era da fare praticamente dritta senza errori... ho corso come un pazzo per non farmi fregare la prima traccia dallo sciatore telemark dietro di me (3za foto) che in verità fece una linea da paura con una tecnica cosi fluida da ipnotizzarti... come si vede dalla traccia si doveva per forza andare dritti per poter riprendere poi la linea di ritorno a velocità molto elevata... ed è qui che a fare lo sborone si paga... mi sbilanciai su un piccolo dosso e rotolai per parecchi metri perdendo vari pezzi tipo maschera, berretto racchette grazie alla forza centrifuga... dev essere stato bello vedermi..... fortuna che era morbida!!!
quella rossa
che stile!!!!
la partenza vista dall alto
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