Qualcosa insomma deve sempre succedere. Penso che degli ultimi 10 veicoli che ho comprato/noleggiato si siano tutti rotti.
Come si deve fare in quei momenti, abbiamo tirato fuori le sedie, cominciato a cucinare e, fin che i motori tornavano a una temperatura decente per metterci le mani, l abbiamo presa con filosofia e con calma, avremmo rimandato la partenza di un giorno.
Come al solito, con un azione alla MacGiver ho risolto il tutto tagliando la parte crepata del tubo, per fortuna era lungo abbastanza, e richiudendola con fascette ben tirate. Quel tubo non avrebbe poi piu perso, aspetto si rompa di nuovo e vedremo. L'altro van non si sa da dove perdeva, abbiamo riempito i radiatori e siamo ripartiti.
nel pomeriggio, giusto per salutarci siamo andati a fare una camminata e ritorno ai van per pernottare e la mattina dopo ognuno per la sua strada.
Ho passato la notte a preparare lo zaino al meglio sapendo che dove andavo non c erano fachini ,scale mobili o un veicolo a facilitarmi le cose. Finalmente qualcosa di serio ho pensato. Almeno per me. La parte piu difficile del mio percorso l avevo messa all inizio (pensavo!), fin che ero fresco e riposato, una scalata alla vetta monte Arturo a 1800 metri per poi scendere 14 bkm dopo, di nuovo a 600 sull altro versante e trovare un posto dove piantare la tenda vicino al fiume. Ci do dentro e arrivo in vetta molto prima del previsto e decido di prendermi una bella pausa visto che condizioni di sole, nuvole che fanno gli scherzetti e vento zero non si trovano mai.
Dopo un po che ero disteso al sole a mangiarmi il mio sandwich mi faccio un giretto a mani in tasca e occhi spalancati , intorno a me era tutto piu basso e da li potevo vedere i tre mari, la Tasman bay, la Golden bay e la west coast, da dove arrivavano dei giganteschi nuvoloni neri…
Golden bay incorniciata dalle nuvole
F
Da qualche parte, nascoste, le nuvole ci sono sempre
Scendendo noto il microscopico residuo dell inverno, due chiazze di neve e mi ci butto… ghiaccio ovviamente, ma vederla mi ha messo ancor piu di buon umore
Il paesaggio scendendo dal versante opposto era lunare, sembrava tutta una gigantesca frana di pietre color grafite e camminarci sopra non era neanche molto facile.
Ovviamente dopo la vista della neve tutto quello che vedevo lo analizzavo con la mente dello “snowboard in backcountry” e la cosa era perfetta, 2 ore e mezza di salita e poi 1000 m di dislivello in snowboard fino ad una baita a valle dove asciugare i vestiti e scaldarsi con una stufa a legna!!! E come cominciava la discesa???
DOPO
Solo a pensarla bianca mi vengono i brividi
Per poi finire in una valle verde che sembra disegnata a pastelli fino appunto alla baita.
E
Ovviamente era vuota. Sbircio sul libro dei registrati per metterci la mia firma di passaggio e noto che era li da tre anni. Quel pezzo di percorso non era sugli opuscoli deli centri d informazione, era solo sulle mappe topografiche e serviva a unire due diversi percorsi e sapevo che non avrei incontrato nessuno, ma anche che sarebbe stato poco pestato di conseguenza poco tracciabile.
Cammino fino alla zona pianeggiante, preparo la tenda e faccio il mio fuocherello giornaliero, cosi, tanto per avere una routine.
Camminavo e camminavo, parecchie ore al giorno, mi alzavo presto cosi sfruttavo tutta la parte del giorno col sole, e anche per permettermi delle grandi pause.
Uno di quei momenti disteso nell erba a guardare il cielo, fin che la piacevole sensazione di sollievo di spalle e ginocchia-muscoli delle gambe mi percorreva, pensavo al fatto che dopo aver salutato tutti ero già preso dalla gioia di mettermi in cammino e sapere che nessuno avrebbe potuto raggiungermi, che non sono aspettato da nessuna parte, non ho impegni tranne quelli creati dal caso o dalla bellezza di un posto. Libero dal ruolo che hai in ogni posto dove c è civiltà, quel modo di comportarsi secondo regole o farsi riguardi o semplicemente far conversazione, tutto il tempo e lo spazio li volevo per me.
Avevo piantato la tenda per la seconda notte, come sempre, vicino al fiume ma stavolta ero bassissimo e gli insetti erano milioni. La pace cominciava ad entrarmi in testa e tutti quegli animaletti svolazzanti non mi davano piu fastidio. Quel giorno avevo fatto i miei 10 km sul piano e avevo tempo per rilassarmi. Fare cosi tante ore al silenzio senza avere veramente nnessuna distrazione dopo un po ti fa entrare in un mondo che è sempre stato li ma non avevi mai visto. Nella vita normale se dobbiamo guidare abbiamo mille cose da tenere d occhio, camminando dobbiamo evitare le altre persone, guardiamo le vetrine, pensiamo a quando scade il biglietto del parcheggio o alla cena a cui si deve andare alla sera, la vista viene catturata da un cartello pubblicitario con una supergnocca o rispondere all ennesimo messaggio del cellulare ogni 10 minti… li no. Ore distesi nell erba a fissare inutili punti nei dintorni ti fa scoprire quanta vita c è intorno a te, sembra un industria, una manovia, tra formiche che se ne vanno in giro trasportando macigni, le api che impollinano, le sandflies che cercano un posto che non abbia spruzzato il repellente per ubriacarsi col mio sangue e miliardi di vespe che rompono il cazzo ma per fortuna non beccano mai.
Uccelli davvero di tutti i tipi, con il collo a punto di domanda, a zampe palmate, altri a gambe lunghissime e senza collo, altri con tre teste e 4 ali etc.. Il piu strano era quello che la notte viene sempre a rompere il cazzo e cercare qualcosa di gomma da “sbeccolare” e rovinare, zampe palmate e larghe, corpo da pinguino senza l abilità di volare e testa di un gufo…
Un altro simpatico amichetto era il “mangia sandflies” che come tutti gli altri non aveva paura delle persone e ti si buttava addosso a mangiarti queste fastidiose mosche in giro per il corpo. Utile animale.
Le vespe al tramonto sembravano impazzite, si ammazzavano di botte, solo tra loro, erano davvero tante e facevano conflitti aerei con qualunque altra incontrassero svolazzando a caso per poi precipitare insieme e ricominciare tutto con un'altra. Sembravano gli australiani ubriachi dopo il lavoro.
La traccia come pensavo non era battuta e nei due giorni che mi sono serviti a superarla e congiungermi all altra, piu frequentata, ho detto parolacce in tute le lingue. A dire la verità la prendevo con filosofia, ma avevo sottovalutato i lunghi traversoni nella foresta sulle ripide colline che sovrastano il fiume, a volte camminavo per lunghi tratti lungo un cliff su sporgenze larghe come i miei piedi e tenendomi appoggiato con le mani per non scivolare o perdere l equilibrio per via dello zaino che strisciava sul lato, ma regalava anche visioni di pozze d acqua cristallina, e ogni tanto, con l aumentare dell elevazione, cascate spettacolari in foreste dai colori vivissimi
E cosi si sa, si è molto lenti e già ringraziavo quel raro e breve attacco di buon senso che mi aveva fatto mettere nello zaino cibo per 7 giorni, due in piu dei programmati.
Per non pensare al muschio scivoloso sulle rocce o alle trappole delle sabbie mobili profonde a volte fino al ginocchio coperte dall erba alta e mai visibili, tiravo avanti e cercavo, quando la traccia lo permetteva, di recuperare tempo dandoci dentro e concentrandomi ,come i buddisti meditatori, sulla punta del naso dove il respiro tocca la pelle, asoltando il mio corpo e controllando il respiro, il cuore… ma a dire il vero non mi riusciva bene, forse mi serve piu pratica.
Per raggiungere la “traccia di ritorno” quella facile che dovrebbe essere anche piu frequentata devo valicare ancora un range di montagne.
In quel valico sono davvero arrivato morto. L ultimo pezzo era ripido, scivoloso, visto l alto assorbimento del terreno pieno di piccoli ruscelli,e soprattutto pieno di piante grasse alte e cespugli fottutamente duri da attraversare, tutto sotto il sole che passa libero dal buco nell ozono e ti colpisce come braci di sigaretta sulle spalle.
Come tutti i grossi sforzi e sacrifici, il karma ti ricompensa sempre, come solito ormai in nuova zelanda, con nuovi paesaggi e cambi di vegetazione e natura selvaggia a perdita d occhio
Il resto della traccia è trascorso tra folli canti a squarciagola di canzoni scelte a random, balli tribali in calzamaglia davanti al fuoco nel nerissimo buio della foresta attorno, giocare a saltare tra un sasso e l'altro nel ruscello e vedere se riesco a farmi male e perché no, un bel bagno nudo in un gelido ma limpidissimo ruscello, tanto non c è un cazzo di nessuno qui!!!
Che bello lasciarsi prendere dall istinto perché la lucidità e la ragione li avevo lasciati sul camper, pronti per il mio ritorno alla civiltà, ma li no, tutto era naturale, spontaneo, sentire tutti i muscoli surriscaldati e vedere un ruscello cristallino dietro l angolo e ritrovarcisi dentro a sguazzare senza capire come ci si è finiti, il corpo ha fatto tutto prima del cervello. Bei, bei momenti, quelli in cui sei davvero il piccolo caldo centro del mondo
Cominciavo a sospettare che qualcuno mettesse dell LSD nei miei pasti, e le meraviglie di quel mondo surreale fossero allucinazioni.
Alla fine ho camminato 6 giorni buoni dandomi da fare l ultimo perché l ingordigia della sera prima aveva finito le riserve di cibo, attraverso foreste mutevoli e sorprendenti
comprese specie di ortiche enormi, sempre sui percorsi in modo da farti fare arrampicate su roccia per evitarle, Irritantissime per ore le loro punture, penso cadere in un cespuglio cosi possa essere mortale
E anche dovessi sopravvivvere ci penserebbero gli oppossum a finirmi.
Gli uccellini, quelli che mangiano gli insetti ti seguivano sempre per un 20 minuti, volando silenziosamente tra un ramoscello e l'altro, sembravano curiosi, ma era perché con i miei passi facevo scappare tutti i piccoli millepiedi da sotto le foglie e loro si facevano dei gran bei pasti, ma era comunque sempre una simpatica compagnia. Fin chè non avessero la pancia piena.
Il penultimo giorno mi ero andato a infilare in delle caverne interessantissime, viste da sopra erano una serie di “vortici” su un pianoro, e sotto erano tutte caverne con corsi d acqua collegate tra loro, sono andato fin dove ho potuto poi era roba da diventare claustrofobici.
A volte andavo a vedere se davvero uno di quegli enormi alberoni cavi era l entrata della città segreta maori dove ancora si tatuano su tutto il corpo, pitturano la faccia, la foglia di fico che copre l inguine e vedendomi mi fanno la haka e poi mi invitano a cena a mangiare la specialità locale, bambino britannico morto e insalata di felci argentate.
Morale della favola, il gps dice 66 km ma contando dove non prendeva e i dislivelli fatti penso di essere intorno agli 80, e di quelli non facili…
E vi assicuro che quando sono arrivato al van, dopo una 15ina di km abbastanza piani fatti a bomba, la prima cosa ancora prima di buttare su lo zaino è stata di prendere tutto ciò che era commestibile ed infilarlo a forza nello stomaco. Ero abbastanza rovinato, ma felice, paresi labbiale da felicità tra un boccone e l'altro.
La mattina dopo, purificato, sarei tornato alla base, la baraccopoli motorizzata dove nel giro di poco sarebbero tornati anche degli amici per la raccolta delle mele. Intanto milioni, miliardi di tedeschi e francesi erano arrivati per lo stesso motivo, in cerca di lavoro. Ovviamente italiani neanche l ombra. Ma chi se frega, io era ancora una volta in una delle situazioni piu belle. Avevo già il lavoro e avrei cominciato la settimana dopo dove avevo smesso quella prima. Tutti in agitazione, in giro a chiedere tutto il giorno nelle fattorie, agenzie etc che chi prima arriva meglio arraffa, parcheggio vuoto di giorno e strapieno alla sera. E io… mi pavoneggiavo e farfallonavo in giro, corsetta in spiaggia la mattina, nuotata, siesta nell amaca dei tedeschi lasciatami in prestito, un giretto a vedere che cazo combina l amico Jeffry poco distante, capello lungo oramai, sarong attorno alla vita, camminata rilassata e il pensiero che potevo passare cosi, a grattarmi le palle, un intera settimana.
Un ragazzo ceco con cui avevo fatto amicizia da poco, un pomeriggio mi racconta che sarebbe quella sera partito per fare un Trekking di qualche giorno con altre 4 persone, nei laghi di Nelson, ho cominciato a pensare dove fosse, quanti km da guidare, che non avrei avuto tempo per riposare prima di cominciare a lavorare e altre complicazioni alla mio appena iniziato stile di vita “big Lebowsky” ma era troppo tardi… anche in quella situazione, il mio cuore aveva deciso piu veloce del cervello e il mio corpo stava già preparando lo zaino.
Esperienza nuova, un trek in tanti, ma con 3 persone che non conosco e una ragazza con problemi ad un ginocchio, e anche qui le scoperte sono state tante, non c è niente da fare, in mezzo a quel silenzio tutto può solo andare per il meglio.