venerdì 12 febbraio 2010

La nuova zelanda selvaggia




Basterebbe questa sola foto per esprimere tutto ciò che vado raccontando in questo post, almeno per me, è una gran bella foto. Almeno per me che quel momento l ho vissuto e che ogni volta che la vedo mi viene un piccolo brivido.
La faccia non si vede ma sto urlando a mandibola spalancata - i’m comin’ – a tutta quella distesa di montagne che non vedevo l ora di sfidare, con la consapevolezza che avrei perso, ma che anche il solo pensiero di sfidare qualcosa di cosi immensamente piu grande di me e che solo a guardarle, con le loro corone di nuvoloni che ne nascondono le vette facevano paura, ne avrei ricavato sensazioni, esperienze e grandi soddisfazioni come solo quelle dure da portare a termine sanno darti.

Ero rimasto al trekking dei tre giorni che finalmente ho fatto al limite della sussistenza vista l attesa del brutto tempo. Come al solito è stata dura fisicamente, non sono abituato a zainoni del genere in montagna, e poi la costellazione delle mie decisioni di merda a volte non danno certo una mano alla buona sorte.
Il primo giorno, col cibo contato decido di partire con la pioggia, non poteva piovere per sempre… ma di quel giorno non ha mai smesso, gli ultimi 40 minuti ho quasi corso, ero fradicio ed ero diretto ad un “rock shelter” visto che non era il caso di metter su tenda in quelle condizioni.
Volevo stare al coperto e accendere un fuoco per scaldarmi. Una volta arrivato resto di stucco. Il nome è appropriatissimo. Un riparo di roccia!! Ma con dei materassi, posto per il fuoco e legna asciutta e ascia per tagliarla!!
Faccio subito l accampamento, quasi mi ammazzo con lascia penso in ghisa dal peso e accendo il fuoco. Fantastico quel posto, dentro al sacco a pelo c era un calduccio fantastico ma il mio respiro nell aria faceva il fumetto invernale, il cielo finalmente sgombro stellatissimo e l acqua che drena dalla roccia che mi fa da riparo che gocciola a pochi metri da me senza mai colpirmi.




Che bella dormita che mi son fatto quella notte. La mattina mi sarei svegliato per un tintinnio proveniente dalla mia pentola che altrno non era che un uccello minotauro, zampe di gallina, corpo da anitra e testa da gufo, una specie di struzzo in miniatura che sbeccolava i resti della cena. E incredibile come gli uccelli qui in NZ, molti di loro, si avvicinino all uomo senza timore.
Il tempo quel giorno era di quel tipo che descriverei “indecifrabile”! Cosa già detta. Qui noi europei non capiremo mai questo tempo. Le nuvole penso siano la cosa piu fantastica del panorama neozelandese. A volte a piu strati, strane forme, alti e bassi e poi si muovono con una velocità pazzesca.
E quando tu sei in vetta e loro sono piu basse di te, ma vengono nella tua direzione è un esperienza. Salgono la montagna, salendo si “arricciano” , fanno cose strane e danno effetti strani



A volte, anche col “brutto tempo” certi paesaggi prendono forme e colori fantastici. A volte quella strana lunga nuvola rende alla vista il tuo tragitto sembrare molto, molto piu lungo, e loro sono la, dappertutto, talmente infinite che pensi sia impossibile che spariscano



A volte il vento pure soffiava fortissimo, e faceva impressione vedere a qualche decina di metri di dislivello questi laghetti la cui superficie era uno specchio




Era bellissimo lasciarsi stupire dai cambi repentini di vegetazione, a volte solo cambiando versante di un range di montagne dove scorre o no l acqua. A volte troppo repentini per sembrare naturali, vambiavano gli alberi, il sottobosco e il terreno girando l angolo o cambiando di poco altitudine









La pioggia ha riempito la traccia facendola sembrare un rigagnolo. Trovai un altro bellissimo posto per dormire, un altro “rock shelter” bellissimo, sembrava la casa di peter pan, ma dovetti proseguire per poi dormire in tenda visto che la strada era ancora tanta



L ultimo giorno mi aspettava una bella “route” e già sapevo che mi sarei ammazzato le ginocchia ma come al solito la scalata vale la vista poi, sul “cobb reservour” , dove il mio van era parcheggiato




L esperienza mi era piaciuta parecchio, dovevo solo tornare in paese, fare rifornimenti e partire per il Mt Arthur e fare un treck lungo che avevo studiato nei giorni di pioggia.
Dato che passavo da Motueka, la mia base da oramai 4 mesi decido di passare a salutare un po di amici e sentire che avevano fatto durante natale e capodanno, sparare quattro stronzate insieme, rilassarmi un po e far guarire le vesciche ai piedi cazzeggiando in spiaggia, nuotando in mare per rinfrescarmi dal sole nucleare che brucia davvero la pelle e la luna piena aveva portato la marea a livelli record, anche i locali se ne meravigliavano e divertiti facevano il bagno nella piscina… sommersa dal mare…..



Al mio amico Jeffry avevo detto che sarei passato e quando lo ritrovo al solito posto frontemare, mi offre una birra e mi fa “domani cominci alle 7.30 allo shed”
Ostrega!!! Ma io stavo.. stavo andando a fare un treck…. Ah, davvero?? Beh, cogli la palla al balzo, c è pieno di gente che cerca lavoro!! Tutto coincideva, non ne avevo voglia ma dovevo fare bollo e revisione al van, cambiare il parabrezza e gomme… le vesciche erano ancora calde e avrei ripreso magari i kili persi riposando e mangiando come si deve. Ovviamente accetttai.
Grande Jeffry. Che personaggio. In quelle quasi tre settimane di lavoro ho fatto la vita piu regolare mai fatta. Ho reincontrato amici, condiviso falò in spiaggia e barbeque in posti cosi verdi da sembrar dipinti a tempera e poi, ho portato degli amici alla mia spiaggia privata dove abbiamo cazzeggiato e fatto castelli di sabbia…




Un obbiettivo importantissimo che mi ero prefissato era di rimettermi in forma. Mi ero fatto pena nelle ultime imprese. E visto il lavoro, dove finivo alle 16.30, per 6 giorni alla settimana andavo a correre, seguiva nuotata in piscina e doccia fredda con vista marea decrescente a velocità pazzesca… Dopo tutto questo ero nuovo, un'altra persona, quella doccia era l estasi della giornata, il passaggio repentino dalle fatiche della giornata, dal corpo in fiamme per il sole e l esercizio che di colpo viene inondato da acqua a 10 gradi.
Era ora di rallentare il ritmo, tornare al van e farsi una cena abbondante, molto abbondante per poi unirmi agli altri che solitamente a quel punto sono gia tutti distesi sul prato, alcuni con verosimili attacchi epilettici dati per i tedeschi dall abuso di birra, per i francesi dall abuso di droghe. E sorprendentemente, dopo tutte queste cose.. c era ancora chiaro!!!
Solitamente, mi univo a qualche chat della “baraccopoli motorizzata lavoratori europei” ma a volte, spesso il sabato, nessuno conversava e tutti si rotolavano per terra, sorridevo alla vita e mi rotolavo per terra anch io. Ogni tanto fa bene anche stare con gli altri se no sembro un disadattato sociale!! Rotoliamo nel fango insomma.
Il lavoro andava benissimo, stavolta avevo colleghi e superiori pazzi, ma davvero pazzi. Un ragazzo maori con cui ho fatto amicizia subito, sarebbe stato il mio primo amico “maori”. E davvero questo di storie interessanti ne aveva da raccontare. Staccando mele qua e la mi raccontava di avere la mia età ed essere appena tornato da 12 anni in australia e era alle stelle. Quando parlava si percepiva quanto gli fosse mancata casa, loro sono molto attaccati alla famiglia e soprattutto alla loro terra, i suoi frutti,i suoi alberi, le montagne… Era andato in aus 12 anni prima perché era in una gang maori da teenager e ne faceva di tutti i colori, finanziato dalla famiglia scappa in aus, trova un lavoro, fa un po di soldi e mette la testa a posto. Anche li le cose sono degenerate. Ha 5 figli da due australiane diverse.
Minchia.
Questo si che è un problema grosso. I 5 prototipi del nuovo soldato, un mix tra una cicciona grezza australiana e un gangster maori. Ora lavorava per pagare la scuola a sua sorella come sdebitamento, e vai di mele!! Un'altra coppia che scoppia erano due ragazzini kiwi, sui 17 anni, che se non mi avessero fatto cosi ridere avrei detto che fossero ozzy da tanto idioti che erano. Avevano un sacchetto della spesa pieno di erba nello zaino e si facevano almeno una canna ogni ora. Erano due supercoglioni e ogni volta che provavano a fare qualcosa si facevano male. Erano decisamente i “beavis and butthead” della nuova zelanda. Non facevano un cazzo e passavano il tempo a lanciarsi le mele mirando alla faccia, sentivo a volte le botte da distante. Un giorno, la scena piu bella vista negli ultimi 2 anni penso, (seconda solo ai bambini sulla transiberiana) uno di loro, in cima alla scala messa malissimo in discesa cerca di schivare le mele che gli tira quell altro. Era palese, palesissimo. La scala si sbilancia, io vedo la scena al rallentatore, lui fa qualche mossa ninja sorprendendomi con un agilità impensabile guardando la sua molle pancia sudata e cerca penso di fare un avvitamento in aria e aggrapparsi a qualche ramo. Non ce la fa e cade sul fianco in un tonfo micidiale. Un attimo di silenzio, al suo amico passa il sorriso idiota e va a vedere come sta. Tutto a posto, stontito dalla botta cerca di rialzarsi. Tutto intero ma dolorante lancia la mano all amico per un aiuto e lui… comincia a calciarlo nei reni e a ridere. E l'altro, dolorante ad insultarlo. Stavo per cadere dalla scala anch io dal ridere, ho dovuto scendere e sdraiarmi.
Morale della favola che lavorava c ero solo io e i due francesi, ai quali il capo ha chiesto di tornare per la raccolta!! Perfetto!!! Non devo nemmeno andare in cerca e ho due settimane di ferie per il mio trekking!!!
Dopo queste tre settimane ero nuovo, avevo avuto il tempo di preparare tutto per il grtan trek (almeno per me) e l ultima sera prima di partire
Tutti per diverse destinazioni organizziamo un falo in una spiaggia mitica. Il tempo ci premiò e ci regalo un tramonto dai colori memorabili, nuvole incandescenti, rosso inferno che si espandeva in un porpora fino alle nuvole di un viola acceso... mai, in tutta la mia vita non avevo visto un cielo del genere. Tutt,i e dico tutti erano immobili e silenziosi ad ammirare tutto questo, era uno spettacolo unico e raro.








Prima che la mare cominciasse a risalire, con Jeffry, la nostra guida, ci portò negli spot giusti a prendere cozze che avremmo poi cucinato sul fuoco, infarinato e fritte in olio di sesami e soy sauce, con un bel contorno di sushi di pesce fresco.




La coppia di francesi presenti erano miei colleghi. Anche loro avevano una storia interessante quanto romantica. Erano francesi solo per passaporto ma abitavano in una colonia, l isola di St Martin (mai sentita..) nei caraibi. Lei abitava su una barca attraccata al porto dei suoi genitori, gioiellieri dell isoletta. Loro davvero sono cresciuti su una piccola oasi dove dopo scuola si fa surf e non hanno mai vestito una giacca a vento fino alla fine delle superiori. Per l università erano partiti entusiati per parigi, nel “vecchio continente”, una grande città, indaffarata, piena di gente, club eccetera.
Dopo pochi mesi erano scuola-casa-computer, l eccitante e movimentato vecchio continente in sogno era molto piu bello. La gente è fredda, il cielo sempre grigio gli amici e compagni di scuola noiosi, le strade di notte pericolosissime etc. Ogni tanto andavano però durante le vacanze in giro per l europa e si accorsero che non potrebbero piu tornare sulla loro isoletta, piano piano pure parigi gli andava stretta figuriamoci un isola che giri in un ora di macchina!! Partono per l australia e decidono che non vogliono piu tornare ne a parigi ne sull isoletta. Ovviamente, nonostante la bellezza del posto, restano traumatizzati dagli animali pericolosi che la abitano, non quelli neri ma quelli bianchissimi che girano sempre con una lattina di birra incollata alla mano e emettono suoni nasali e scappano anche da li. Sempre insieme, da anni a cercare quella spiaggia dove aprire il bar di granite e finire i loro giorni in santa pace. La cosa sorprendente è come due persone cosi ingenue e all apparenza deboli e spaventate dal mondo reale, siano riuscite a lasciarsialle spalle tutto il passato e le sicurezze e riescano a trasmettere cosi tanta positività e sorrisi per tutti nonostante siano davvero nel limbo, vivendo in una monovolume senza sapere dove andare ne un posto dove tornare, quello che di solito chiamiamo “casa”.
Una sera, raccontando una delle mie storie, ci avevo messo come al solito una serie di “bambini morti dappertutto”. Ci sta sempre bene e fa sempre ridere. Dopo un po il ragazzo, in un momento in cui gli altri conversavano riguardo altro, intimidito mi guarda e mi cheide “ma c erano davvero dei bambini morti???” che tenero ragazzo, che bello dev essere stato vivere sull isoletta, come in certe situazioni, soprattutto nei rapporti sociali, prima di prendersi un inculata, invidio questo tipo di ingenuità genuina.
Che bello che è per me oramai viaggiare cosi, non seguendo il significato letterale del verbo, ma muoversi di posto in posto e crearsi una piccola vita, una piccola routine e cerchia di persone vicine sapendo che non ti parleranno di calcio o di berlusconi, ma ti sorprenderanno. Andare al supermercato e sentirsi chiamare per nome, andare al mercato la domenica e conoscere tutti, avere le ferie per poi tornare a “casa” che anche se non è altro che un parcheggio i tuoi vicino sono sempre gli stessi, dalla finestra vicino al tuo letto vedi lo stesso stupendo oceano, vedere che le persone ti cercano e ti invitano a vari falo, mangiate o semplicemente per una birra e due chiacchiere.
Che bella la vita, oramai da un bel po a dire il vero, non lo sento piu come un viaggio, con una scadenza, non che non tornerò ma semplicemente non mi porgo piu il problema, sto bene e cerco di vivere questo stato d animo al meglio.

La mattina dopo sarei partito con i due tedeschi che avrebbero fatto un altro trekking partendo dallo stesso posto.
Finalmente questo benedetto trekking, l attesa ne aveva aumentato la voglia di farlo e le fantasie su quello che avrei potuto vedere, vivere o di quali stati d animo avrei avuto dopo giorni perso nella natura.
Mi separavano solo 36 km di strada sterrata che mi avrebbero portato ad un parcheggio a 1000 metri d altezza dove finisce la strada e si comincia a camminare. Avevo studiato minuziosamente (pensavo) un percorso a cerchio per poter tornare al van alla fine di 4-5 giorni di cammino e circa 65-80 km.
Salendo la strada aumenta inclinazione e a volte le gomme di trazione slittano sul fondo irregolare ghiaioso. Lo zaino era pronto sul retro e io trepidavo, spingendo l accelleratore del van che, anche se in prima marcia, faticava a salire sta cazzo di salitaccia. La temperatura dell acqua stava salendo e decido di dare 5 minuti di pausa al motore. Un segno di Dio. Appena spento il motore mi accorgo di un suono stranissimo proveniente dal van motore. Questi van hanno il motore centrale e per aprire il vano bisogna scendere, aprire la porta e alzare i sedili.



Un getto di vapore a pressione continuo esce da qualche parte e invade gli interni del van. Per fortuna non c era nessuno dentro. Dopo piu di 10 minuti di “”vaporizzazzione” la pressione scende e vedo che esce da un tubo di gomma crepato perché cristallizzato, uno di quei tubi del 1986, anno di produzione del mio Bongo.
Il motore bolliva e l acqua se ne era uscita tutta, avessi guidato 5 minuti in piu a quelle temperature avrei fuso la guarnizione di testa, e addio van.
Dopo mezz ora che pulisco arrivano i tedeschi con il loro van e sorpresi di vedermi fare il meccanico si fermano e si accorgono che anche il loro van “bolle”

TO BE CONTINUED…