Un giorno di metà aprile mi incontrai con 3 amici, Andrea, il ragazzo con cui avevo fatto il viaggio transiberiano, Marco, che avevo conosciuto in Nuova Zelanda, e Cristian, spuntato dal nulla che scappava da un diluvio di due settimane in thailandia.
E giusto per trovarsi in un luogo di incontri eravamo appunto a Kuala Lumpur.
Passammo una una bella giornata su un tetto dell ostello nella chinatown cercando di farsi un idea o un tragitto da seguire, leggendo una guida che già quella ti dice “una volta arrivati in bangladesh la prima cosa che vi chiederete è “ma io cosa ci faccio qui???”
Per cause varie io avevo il volo un giorno dopo di loro, ci saremmo trovati facilmente il giorno dopo nella capitale.
Eh si, facile a dirsi, a dhaka ci sono solo 10 milioni di persone e io non ho ne mappe ne una guida, letteralmente non sapevo dove stavo andando.
Sull aereo oltre a me c era solo una donna dall aspetto britannico e sua figlia sui 12 anni, probabilmente residente nello stato, ma tutti gli altri erano bengalesi, tutti mi fissavano come fossi un alieno ed erano tutti eccitati come bambini, come fosse il loro primo volo.
La hostess gli diceva di spegnere il cellulare 6 o 7 volte e loro facevano sempre finta, ma appena lei girava lo sguardo loro si chinavano nascosti dietro lo schienale a parlare in quel simatico linguaggio, ma dico, gente di 50 anni, che a metà volo, a 10mila metri, tirava fuori il telefono e chiamava a casa a dire che vedeva le nuvole… ma si può??? Che si alzano, vanno in bagno 3 volte all ora, litigano per i posti continuamente perché la scritta “13g” è indecifrabile per loro…
Gli amici che erano già sul posto non avevano trovato internet in tempo e e io sarei presto sbarcato a dhaka, la capitale del bangladesh, “la città del chaos” senza saper dove andare…
Il dramma fu peggio quando davvero atterrai.
Le file per il controllo passaporti sono sempre separate, nazionali e stranieri… quella dei bengalesi era lunga, immaginatevio io nella fila “stranieri” quante persone avevo davanti???
In 5 minuti feci il visto di 50 US$ (bastardi!!), presi il bagaglio e entrai in quel mondo oscuro di cui non sapevo nulla.
L impatto fu terrificante, il peggiore che abbia mai avuto. L aeroporto era piccolo, l uscita era coperta e cancellata tutta intorno, con un entrata e un uscita per i taxi ed era pieno di soldati armati e al di fuori di tutto il perimetro della cancellata era schiacciato di umanità… non c era una fessura dove potessi veder fuori dall aeroporto perché la folla si spingeva a vicenda sui cancelli, giuro sembrava di essere in resident evil, non per offendere ma sembravano tutti zombie che emettevano strani versi a voce rauca, migliaia, dietro di loro, il polverone del traffico tra lo smog dei vecchi diesel e i clacson.. quelli erano un incubo, centinaia di clacson che mai perdevano un colpo… le donne tutte con il burka chiuso, i taxi erano macchine private ma che rottami cosi non li avevo visti neanche in marocco, spesso con i finestrini rotti e ammaccature che cambiavano la forma del telaio, i soldati continuavano a fischiare a taxisti e loro a suonare il clacson, e vi assicuro che ogni songola persona che c era intorno dopo pochi minuti stava guardando me, quel ragazzone bianco cadaverico un metro sopra il piu alto presente sul posto, con gli short billabong e il cappellino e lo zainone colorato… sembravo uno di quei teenager australiani a bali…
Sono sicuro che tutti pensavano avessi sbagliato aereo e io davvero non avevo idea di cosa fare..
Non sarei mai uscito a piedi dall aereoporto a cercare fuori un mezzo, li no, ovunque ma quello davvero mi sembrava uno scenario a cui non ero preparato, quel chaos non l avevo mai visto neanche in vietnam, lo smog, i clacson e i morenti di fame ammassati sui cancelli mi convinsero a cercare di riprendere coscienza e cercare qualcuno che parla inglese, trovare qualche info e andare da qualche parte senza farsi fregare troppi soldi…
Trovai un aiuto, parlava un inglese scaltro, sembrava un buon uomo e mi diceva “”fidati di me!!”, aveva tutte le caratteristiche dell inculata per turist fai-da-te… da vero cazzaro mi misi nelle sue mani, in quel momento volevo solo sparire da quel chaos di umanità e clacson, in qualche modo poi me la sarei cavata poi.
Contrattato un buon prezzo mi faccio portare nella zona piu ricca della città, gulshan, dove gli hotel erano decenti anche se un po piu costosi.
Pensavo di essermi fatto passare le paranoie del primo impatto ma una volta usciti dallaereoporto la situazione peggiorò, la macchina era una vera carcassa e l autista, ma lo ritengo piu un pilota, con una mano fissa sul clacson e l altra che sbatteva ad intermittenza sull esterno della sua portiera, i finestrini erano tutti totalmente aperti o mancanti e potevo vedere a quattrocchi tutti quelli nelle auto intorno praticamente appoggiate, eravamo schiacciati nel traffico dell autostrada all ora di punta, gli autobus non avevano i fanali posteriori, gli angoli erano ammaccatissimi e le fiancate piene di grattate profonde che svelavano i vari strati di vernice dati malamente, e anche loro suonavano.
Io non ero su un auto, era un agglomerato di cartocci che si muovevano insieme per spinta e trazione,intanto l amico scaltro vista la lunga attesa mi spiegava del bangladesh, del suo governo corrotto, e di come dire bene “asalamu alaikum” (che Allah sia con te, cosi mi ha tradotto) per far contenta la gente del posto, e di certo io li non volevo far inkazzare nessuno
Sapevo che i prezzi in bangladesh sono tra i piu bassi al mondo, m avesse portato a un 5 stelle erano forse 15 euro a notte…
Ero stanco, era tardi e non sapevo ancora come incontrarmi con gli altri, presi il primo con un bello sconto dopo avergli raccontato che a 31 anni avevo appena finito l università e da ex studente ero senza soldi, spremevo centesimi di euro al povero indiano… mi sentivo il piu basso scalino della piramide dei taccagni e dopo un po mollai.
Mi collegai in rete e lessi il messaggio degli amici… ci vediamo domani mattina in stazione dei treni, abbiamo preso anche il biglietto per te…
Ovviamente avevo scelto male, ero dall altra parte della città, mi sarei svegliato presto ma volevo uscire giusto un oretta e vedere che disastro mi si poteva presentare e vedere se finalmente potevo mettere qualcosa nello stomaco.
Era peggio di quello che potessi lontanamente immaginare… sporco mai visto, pieno di gente che dorme sui marciapiedi, sporchi, i mercatini erano quasi impraticabili dalla massa di gente che mi fissavano e se mi fermavo piu di 30 secondi mi accerchiavano, e vi giuro tutti la stessa domanda…”country..country???”…. italy!! Ooooh ooooh italy!! La gente comiciava poi una fila di presentazioni e dovevo stringere la mano a loro e tutti i loro amici e ascoltare i loro nomi, cercare di ripeterli, dire il mio e sentire ancora “oooooh ohhhhh”, essere l unico bianco in mezzo a tutti loro che ti guardano dopo un po mette davvero in soggezzione, paura no, sorridono tutti, non capiscono cosa cazzo ci faccia un bianco in quel posto, forse sono andato a passeggiare nel bronx ma era pazzesco… stavano costruendo dappertutto, piani di case di mattoni rossi e pieni che andavano su a caso, ragazzini di 12 anni che alle 9 di sera erano in equilibrio al primi piano che tagliavano i ferri che uscivano dal cemento con il flessibile, donne magrissime con la faccia scarna che ti fissano, gente che senza gambe si striscia per terra per l elemosina, palazzi in via di demolizione e mattoni, mattoni dappertutto, attraversare la strada dovevi essere davvero coraggioso, i camion non vogliono rallentare e suonano le trombe appena vedono qualcosa che ostacola la via e i tuoi muscoli si congelano alla frequenza di quel suono, odori strani, e ancora gente che suona il clacson, e gente che invece di spostarsi o lasciar passare suona il clacson anche… era l immagine che ho sempre avuto di Beirut dopo la guerra, mi sentii davvero di voler teletrasportarmi indietro a KL.
Un bel pasto e via a letto, il giorno dopo avrei avuto tre altri amici con cui condividre quest avventura senza senso.
Alle sei e mezza avevo una di quei “”tuk tuk” bengalesi, api piaggio “”adibite” artigianalmente al trasporto delle persone.
Gli dissi il nome della stazione dei treni, 40 minuti di terrore, contromano, inchiodate per evitare i pedoni pazzi che attraversano e 80 eurocent ero in stazione.
Durante il tragitto mi accorsi di tutti quei trisciò con ragazzi e vecchi supermagri che caricano fino a 2 persone sul retro scomodisssimo della loro bicicletta e pedalano sotto il sole e nei 38° superumidi della città… per pochi centesimi a corsa… vidi una povertà che stava andando a lavorare presto, a spaccare i mattoni seduto all ombra di un ombrello per forse9-10 ore, vidi davvero tanta miseria, vidi che davvero per strada non c erano regole, nessuna, ne il senso di marcia, gli stop, mai visto un semaforo, la regola era “se ci passi, infilati, pian piano il tetris di auto, gente e trisciò ti aprirà una via”
Le situazioni che si creavano alle rotonde mi lasciarono senza respiro, i tassisti marocchini in questo stato soccomberebbero presto.
Nel momento in cui arrivai in stazione e uscii dalla gabbia della mia ape miracolosamente illeso, la gente mi circondò di nuovo, tutti mi sorridevano e mi facevano domande in bengalese…
Country?? Country???..italy!!!…ooooohoooooh!! cercai di trovare il binario del treno sperando che gli anche gli altri fossero in anticipo e mi si attaccò un lebbroso… mi mostrava le sue braccia mezze aperte e malate per elemosinare, poi arivò un polizziotto e comiciò a bastonarlo senza esagerare, giusto per mandarlo via, anche la gente normale cercava di allontanare i bambini che mi seguivano a mani aperte, sembrava che tutta la gente “normale mi sorridesse e cercasse in qualche modo di mettermi a mio agio. Abituatomi un po alla folla cercai di essere gentile e vedere se potesi comunicare e avere info e pian piano spuntava sempre qualcuno che parlasse inglese, le solite domande di routine, presentazione e poi ti aiutavano a prendere il biglietto, pagare i biscotti, accompagnavano nei posti desiderati, almeno dalla gente del posto cominciavo ad avere un buon feeling.
Arrivarono i tre cazzari e andammo a far colazione. Il lebbroso tornò alla carica e ci girò intorno per un bel po, scacciato poi dalla gente.
Finalmente eravamo sul treno per Chittagong, lontanissima città al sud del bangladesh vicino alle uniche “montagne” (1000 metri) dello stato, vicino al confine con la Birmania (Myanmar).
Sette ore di treno in prima classe a poco piu di 3 euro… spremute d arancia e bicchieri di cristallo… no, tutt altro, filtri di sigaretta e immondizia sul pavimento, tavolino sporco e appicicoso, sedili rotti ma comodi.
Tra un chà, (latte e thé) e un panino con polpetta verde fluorescente, tante storie da raccontarsi a tanto tempo per farlo, mi spiegarono dove stavamo andando.
Io davvero sono entrato in questo stato senza neanche una info, confidando nel piano di chi aveva letto le guide visto che su internet non si trovano tante discussioni su “viaggi in bangladesh”
Dal finestrino scorrevano le prime vere immagini del bangladesh fuori dalla capitale (non che quella fosse pulita e ordinata) con ancora piu sporcizia e povertà. Ancora una volta retavamo a bocca aperta, prima e dopo le stazioni c era un vero e proprio villaggio fatto sui binari dove (suppongo e spero) non passano i treni, mercatini di verdura messa per terra tra i due binari (senza niente sotto!!!) in fila, bambini che giocavano a cricket con strumenti e palle ricavate dall immondizia, le donne stendevano i vestiti ad asciugare e dei barboni ci dormivano in mezzo, i bambini piu coraggiosi saltavano dentro le carrozze in corsa con dei cestini con delle pietanze strane e irriconoscibili che ti davano con le loro mani nere e sporche di grasso, noi ovviamente le mangiavamo, e poi, cercando di raccimolare il maggior numero di centesimi possibile, rischiavano la morte saltando dal treno prima che accellerasse troppo col cestino di pietanze che probabilmente sarebbero rotolate nell immondizia per poi essere raccolte e offerte ai passeggeri del prossimo treno.
I piu poveri, si facevano delle baracche di bamboo con del nylon nero per impermealizzarle e ci vivevano con la famiglia, fin qui ok, se non per il fatto che il treno ci passava a meno di 30 cm.
Non so la frequenza dei treni qui, ma i loro bambini dormivano con la testa a 40 cm dalle ruote giganti ferrose e fischianti di un treno che ogni 3 ore li assorda per 5 minuti…
Questo era davvero il più disperato posto dove avevo mai visto dormire una persona…
Dopo le 7 ore di treno avremmo dovuto prendere un bus serale che andava in una città in collina vicina al confine, con un bel panorama sul lago.
Anni fa era una zona di trafficanti di armi e droga appunto con i confinanti birmani e ora era cmq zona sicura, servivano però dei permessi fatti dall autorità ai quali dovevi presentarti e spedire i fax a polizia e altri enti per avvertire che “stranieri arrivavano” e per saper sempre dove sei in caso di problemi.
Ovviamente io non l avevo fatto essendo arrivato il giorno dopo e sicuramente c erano due check point da superare dove li avrebbero controllati..
Feci un foglio di carta con scritto i miei dati a penna, aggiungo la fotocopia del mio tesserino sanitario giusto per rendere la cosa un po piu confusa, i foglietti dei fax e scontrini vari erano già tanti, cambretto tutti insieme come un bel grappolo di fogli e scontrini e sperai sarebbe funzionato, siamo dopotutto in bangladesh, neanche un commercialista ci avrebbe tirati fuori qualcosa da quel casino di carte.
Il primo problema da risolvere una volta scesi dal treno era andare alla stazione degli autobus. Cercammo ancora una di quelle economiche api verdi, il tipo ci capi e ci disse di salire.. ma come.. tutti e 4 con gli zaini?? Si si.. uno davanti con me…
Penso sia stata una delle cose piu pericolose mai fatte, a volte agghiacciante come evitava gli incidenti di qualche centimetro, la gabbia che ci chiudeva dentro aveva si la sua funzione, l urto non era un ipotesi lontana, ma neanche ad Hanoi avevo visto una cosa del genere, e in 5 persone come sardine era peggio, forse nel video ridiamo, ma i primi 10 minuti furono da shock
VIDEO
Saliamo poi sull autobus per Rangamati, appunto questo paese sul lago di una forma simpatica e strana piena di baie.
Se la loro guida spaventa di giorno immaginatevi di notte, fanali con la potenza di due alkaline “”doppia A”sedili piccoli e scomodi, aria polverosissima, strade decrepite a una corsia asfaltata, all incontro di un camion o bus nell altra direzione il bus sarebbe sceso sullo sterrato per metà inclinato quasi a 45° su un lato che suonava ai ciclisti e pedoni ai lati ma che sempre accellerava sfiorando sia loro che l'altro bus.
Non so come, forse la stanchezza, stavamo dormendo, quando ci svegliarono ci dissero “”chek point foreigner!!”
OK, incrociamo le dita, anche perché se non funziona che cavolo faccio?? Dove vado a quest ora in questi posti??
Una volta controllati i passaporti e fattoci firmare il check-in guardano i permessi e io li fisso… girano e rigirano i fogli, provano a capirci tra le ricevute dei fax, tutti quei fogli scritti a penna e gli scontrini e si guardano perplessi.. erano piu concentrati a fissare noi, a volte anche i militari ci si piantavano a 20cm fermi immobili a fissarti col sorriso, senza dir niente, e se tu li guardi negli occhi mica si girano, ti sorridono ancora di piu.. e poi ovviamente dopo qualche secondo “”country..country??” italy… ooooh oooohh
Lo supponevo, robe fatte alla buona, forse non sapevano leggere bene neanche il nostro alfabeto, passai il check point e mi misi il cuore in pace.
Una volta arrivati era tardi e volevamo mollare gli zaini in qualche stanza e riempirci gli stomaci.
Basta stare in un posto 5 minuti e qrriva il buon samaritano che parla inglese e ti da info su dove trovare da dormire a prezzi da barboni e ci porta anche.
Lo so che sembra una di quelle cose a commissioni tipiche in sud-est asia ma qui la gente, sempre, davvero quando vede un turista cerca, se può, di dare una mano per benevolenza senza mai chiedere ne mance ne soldi. Ovvio che camerieri e tassisti fanno eccezione, quelli in tutti i paesi cercano la mancia e a volte la chiedono, i bambini che ti chiedono di fargli vedere le foto o di comprargli un gelato, ma la maggior parte della gente ci sorrideva e ci dava info, a volte anche troppe, a volte a dire il vero non riuscivi piu a staccarteli, ma erano troppo gentili per scappare.
I posti e le viste purtroppo non erano cosi belle come la popolazione, era tutto davvero sporco, le strade, la gente locale, l acqua del lago e le rive piene di immondizia… questa gente sulle barche che tiravano su le reti, gente che pialla manualmente il legno seduto al sole nello sporco, barche di legno semi affondate con motori recuperati da vecchie automobili senza però tenere la marmitta creando un rumore assordante, case tenute su da bamboo a volte alti 10 metri, miseria, polvere, smog e in certe zone anche il maleodore.
Per fortuna la camera era bella e pulita con vista lago sporco. Qualche bella foto al tramonto però sono riuscita a farla, penso l unica foto fatta in questo paese che si possa definire “bella”
Siamo anche andati a fare un tour con visita di templi buddisti, cascate, villaggi tribali mezzi birmani con decorazioni facciali e anelli e bastoncini in orecchie e naso.. mah… proviamo…
Si confermò all unanimità il peggior tour mai avuto che valeva giusto i pochi euro pagati per esso.
Dovevamo persino presentarci il giorno prima alla polizia mostrare i nostri permessi falsificati e portare con noi per il tour 3 di loro con fucile dietro per la nostra sicurezza e come guardie del corpo. Già li suonava male, perché mai avrebbero dovuto servirci 3 sbirri armati?? E le cascate?? Erano senza acqua!! Ma come?’chiediamo a uno degli sbirri, ma che cascate sono?? E lui ci dice “”eh no, ma vedi lassù, da li cade l acqua durante i monsoni!”… ok, bello, senso dell umorismo almeno, i monasteri e templi buddisti non oso postare le foto, un capanno di banda sopra un po di paglia per coprere le bottiglie di plastica, almeno i villaggi erano carini, alla fine abbiamo dovuto pagar da mangiare a 3 inutili polizziotti che han giocato con le scimmie tutto il giorno e si mettevano in posa per stare nelle foto
Andare a mangiare stava diventando un problema, non ci si capiva bene e a volte arrivavano cose strabilianti. Una volta un simpaticissimo vecchietto ci fece una conferenza, con decine di passanti fermi a fissarci come pubblico, di come il suo fosse il “best rice in bangladesh!!” e da cazzari la sera tornammo da lui per cena.
Orgogliosissimi di averci e del pubblico di gente che ci fissava ci portò un assortimento di 2 kili di riso bianco e scodelle con diverse pietanze sconosciute.
Noi seduti che fissiamo tutta sta roba con sguardo smarrito e il vecchietto e tutti i camerieri e qualche passante intorno che ci fissano come aspettassero il nostro “”mmmmmm, veryy goood!!””dopo il primo boccone.
Maa.. mi scusi, ma ci può portare i cucchiai??
No no, in bangladesh si mangia con le mani!! È buono!!”
I pesciolini volarono, erano l unica cosa buona, ci sforzammo di mangiare il bianco e senza gusto riso, una magra coscietta di pollo in un curry che solo un piccolo morso e mi bruciavano pure i piedi, era tutto piccantissimo, un uovo con le bolle arancioni, e tutti li intorno, giusto appoggiati sui nostri schienali li ad osservare cosa fanno questi alieni bianchi, se mangiano anche loro con la bocca, cosa si chiedessero veramente non lo so ma mangiare tutte le volte cosi non era possibile.
Mosche, polvere clacson e gente che spacca mattoni e pesca pesciolini malati nel lago sporco…
Per l ennesima volta ci chiedevamo cosa ci facessimo in bangladesh, dobbiamo scappare, ci sarà un posto tranquillo da qualche parte.
Da lì fu un susseguirsi di cazzate e decisioni avventate durante attacchi di claustrofobia da folla e chaos.
Ci trovammo cosi, dopo i soliti bus e tuk tuk, a camminare in un villaggio in collina cercando di farci 2 kilometri in salita cercando di arrivare ad un resort appena dietro l angolo ma isolato dal chaos. Una volta arrivati era buio, poi una volta detto il prezzo esagerato subito decidiamo di tornare in paese a piedi e trovarne uno a prezzo decente.
La discesa fu fantastica, buio nero, pochissime luci elettriche viste a distanza nel paese, le nostre torce puntate su dove si metteva i piedi e uno strano ragazzo bengalese campagnolo che ci seguì tutto il tempo con un bastone in mano sorridendo… mah… che gente strana, che posti strani…
Continuavamo a muoverci sperando che il prossimo posto fosse meglio e di trovare qualcosa da mangiare che sia riconoscibile e non piccante da farti infuocare e megari rilassarsi.
Anche se del mare ne avevamo tutti le palle piene non ci era rimasto altro da visitare,la famosissima (in bangladesh) spiaggia tipo australiana lunga 150km di sabbia bianchissima che pullula di vita e di turisti. Atutti noi questa descrizione ci sembrava tanto una di quelle truffe tipo le cascate senz acqua, ma che fare?? Se è così larga e lunga ci sarà un pezzo senza milioni di persone, sporcizia e clacson, valeva la pena di provare. Almeno un paio di ristorantini con un menu, magari in inglese, che non faccia solo riso, pesciolini e pollo piccantissimo.
Finalmente una bella sorpresa, la spiaggia era davvero enorme, e sorpresone, era pulita e vedevamo per la prima volta i cestini dell immondizia. Si perché qui è OVVIO che una volta aperto il gelato butti la carta per terra, finita l acqua lasci cadere la bottiglia, ovunque tu sia, anche dai finestrini dell autobus, a volte se ti vedono imbarazzato a tenerla in mano vuota, te la prendono e la buttano dal finestrino loro e poi to sorridono come t avessero tolto dai guai…
Ve lo giuro, la ragazza delle pulizie una mattina entra in stanza, pulisce il pavomento con lo straccio che tiene intorno al collo, tira una secchiata d acqua sul terrazzo e come ultima cosa, prende il cestino, pieno dei nostri rifiuti, esce in terrazzo e lo gira!! Dal 4to piano!!! E rimette il cestino vuoto in camera!!! Ma per che cavolo ci metti il cestino allora!!! Ma cos è sta cosa???
E se c era qualcuno sotto??
Tutta la città era però nel chaos e c erano cantieri ovunque, brutti, sporchi e polverosi, bambini lavoratori, a volte lavori pesanti, povertà, e i turisti c erano si, tutti bengalesi però.
Sembrava a volte anche qui fosse appena finita la guerra
Qui lo stress portò ad un'altra di quelle decisioni avventate, farsi 15 ore di viaggio e andare nelle pianure del nord dove coltivano il the, e stare un po tranquilli in campagna in mezzo alle piantagioni dove c erano sempre dei bungalow..
Il viaggio fu lunghissimo, tuk tuk, autobus 4 ore, poi 6 di treno, una strana e ambigua corsa su tuk tuk elettrico di 40 minuti in strade buie attraversano posti illuminate a lanterne, tanti autobus in ricostruzione o abbandonati non lo so, era davvero buio, e poi ultimo bus notturno, pubblico, pieno, siamo stati in piedi per la prima oretta, anche qui, tutti ci fissavano con bocche spalancate, battere la testa sui ventilatori sul soffitto, a volte senza protezione, roba da tagliarsi un orecchio.
Arriviamo a questo villaggio di coltivazioni e veniamo a sapere che tutte le guest house nelle piantagioni sono piene per i prossimi 7 giorni perché era festa nazionale e facevano il ponte, pure il primo ministro e tutta la colonna dei suoi leccaculo avevano prenotato.
Anche questa volta i locali ci aiutarono molto prestandoci il telefono per chiamare, indicandoci dove andare, a volte traducendo ai nostri autisti, ma tutte le stanze degli hotel erano piene in paese, troviamo all ultima speranza verso mezzanotte, sfatti e denutriti, l ultima stanza rimasta di uno sporchissimo hotel per barboni locali, a un prezzo che li valeva tutti, 2 euro a testa di ragnatele e notti insonni a contarsi i bubboni dalle punture delle zanzare, io mettevo un sacco di repellente ma non serviva.
Tra i vari spostamenti, le ricerche delle stanze e le notti insonn,i saltando qualche pasto era ora di fermarsi, per brutto e caotico che sia troveremo un ristorante decente e ci vizieremo per qualche giorno.
Essere positivi qui non funziona, le cose qui sembrano non andare mai in meglio.
Io non ne volevo sapere di muovermi ancora, sarei stato in quella topaia almeno due notti e riposarmi.
Certo che ci si riposa in un paesotto di campagna dove l essere dei bravi musulmani è importantissimo, e il caro megafono della moschea ci cantava sempre la ninna nanna alle 2 e alle 5 di mattina.
Qui era la prima volta che davvero mi sentii fuori posto, quella notte (9 di sera) che andiamo a fare un giretto a piedi e piano piano ci accorgiamo di come un villaggio musulmano indietro di 70 anni possa funzionare.
Le donne in giro sono pochissime, anche di giorno e tutte vestono il velo chiuso con solo gli occhi fuori, anche la camicia e i pantaloni spariscono per gli uomini, tutti in toghe o non so come chiamarle, e tutti, dico tutti, ci guardano come fossimo davvero alieni, tanti pregavano chini sui loro tappeti, alcuni spingevano carretti con verdura, altri con deformazioni andavano in giro facendo la carità, pochissime luci elettriche, tanti lumini ad olio che illuminando dal basso facevano sembrare i loro sguardi inkazzati, un ragazzo, tutto sporco di sangue con un megamacete tagliava la carne da un capretto restato appeso al sole e pieno di mosche tutto il giorno, e capisco che l aveva ucciso e squoiato li in strada visto che stavo pestando sulla pelle e zampe di esso…
Dopo due giorni torniamo a dhaka, la caotica odiata capitale, pensando di andare cmq in meglio, ma il posto dove alloggiavamo era un disastro totale
Che dire e ridire di questa città?? E stavolta ero anche nella “old dhaka”, potevo vedere davvero che cosa fosse il chaos anarchico incontrollato di questa megalopoli di palazzi dove su sei piani, i primi due erano abitati, i secondi coni lavori in corso e gli ultimi con bamboo che tiene su tutta la faccenda, anche i vestiti di chi abita ai primi… trisciò che ti graffiano i gomiti dopo aver fatto una sterzata brusca per evitare un autobus a tutta velocità, e che le ammaccature sul davanti ti fanno capire che non avrebbe frenato, e che vi dirò, non mi sarei sorpreso a vederci attaccati, col fil di ferro, dei teschi umani ai tergiscristalli… loro erano i veri Rè di Dhaka, dominavano le strade spostando gli ostacoli con l onda d urto dei loro clacson…
Per fortuna l umorismo della combriccola era alto e cercavamo di riderci sopra e di far passare l ultimo giorno in questo paese.
Arrivò finalmente qualcosa di carino, piacevole. La gita sul delta che taglia la città in due, al tramonto.
Un vecchietto su una barca traballante di legni marci con un solo remo che cerca di ucciderci passando tra navi giganti parcheggiate al porto con i loro motorazzi rumorosi accesi, con gente che tra un viaggio e l'altro dà una saldata ai pezzi rotti e altri barcaioli imbranati che si scontrano l uno con l'altro visto che anche il fiume è pieno di veicoli, piccoli, medi e grandi e anche qui c è guerra aperta..
Ma senza i clacson l atmosfera era quasi silenziosa, si sentivano martelli continui dei lavoratori sul lato dove le navi le demolivano, ovviamente tuto a mano, bambini inclusi…
Ci godemmo il tramonto che poi tanto male non era..
La lussuosa crociera durò un ora, cercando di evitare le ondine delle navi per non cadere in quell acqua nera come il petrolio, dove tutti i bagni della capitale scaricavano e la gente lanciava la loro spazzatura, dopo tanto tempo, vediamo due bianchi, con pettinature strane, collassati su un'altra barca.. ci guardavamo come alieni. Avremmo scoperto poi che erano due australiani fatti di oppio…
Questo porta solo ad una conclusione, che qui ci vengono solo i cazzari che non sanno piu dove andare e i drogati…
Ragazzi, andate in thailandia e sul mar rosso va, che è meglio
la cosa piu bella e strana vissuta in questo stato è stata la totale mancanza dell alcool!! Non troverete MAI una birra, fresca o calda, vino o superalcolici, niente. Forse qualche bottiglia illegale di grappa a 80% fatta malamente dai guidatori di trisciò.
Strana perchè è la prima volta che viaggio in un posto dove davvero una birra è irreperibile e bella perchè almeno gli australiani non ci vengono (quei due si facevano i fatti loro nella loro sporca cameretta) e i barboni non sono ubriachi.
Ora sono in quel di Kathmandu as apettare di essere pronot per un bel trekking che sto sognando da un paio d anni e programmando da un paio di giorni...
il mio problema è che a quelle altezze non sono mai stato e spero il mio corpo sia in grado di affrontarle. Tra l altro il monsone sta per arrivare, spero di essere fortunato come in NZ col tempo o la cosa si farà pesante.
Il monsone però porta via anche le orde di turisti da tutto il mondo e rende le valli verdi e fiorite invece che polverose e piene di gente.. vedremo, appena tornerò sicuramente farò un resoconto dettagliato su questo sogno... Himalaya....
5 commenti:
che figata però!!ma te si brusà!e se ti capitava qualcosa?pensa che ospedali ci saranno li...come quelli italiani!!?!Bello!
quando entri in ospedale sei automaticamente un malato terminale,non hai scampo...
penso il reparto "malattie infettive" sia insieme alla maternità...
Finalmente ho trovato un bel resoconto sul Bangladesh, anche se leggerlo mi ha fatto passare la voglia di andarci..eheh!
Ti metto nel mio blogroll, così mi tieni aggiornato sull'Himalaya...
grazie, ma se avevi voglia di andarci vai... alla fine ti diverti e la gente è davvero accogliente e onesta. certo non aspettarti un bel buffet su una spiaggia bianca... bye
il solito grande gire! un saluto fratello! cowboy
Posta un commento